Lettera anonima: «É lui il rapinatore», ma era solo una vendetta

Lettera anonima: «É lui il rapinatore», ma era solo una vendetta
Una lettera anonima, con tanto di ritagli di giornale, puntava il dito contro Roberto Leandro Ramijak, 35 anni, argentino che risiede a Tricesimo. L'anonimo insinuava che...

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Una lettera anonima, con tanto di ritagli di giornale, puntava il dito contro Roberto Leandro Ramijak, 35 anni, argentino che risiede a Tricesimo. L'anonimo insinuava che l'uomo, armato di coltello, avesse rapinato tre esercizi pubblici a Pordenone. L'insinuazione è rimasta tale, perchè ieri il 35enne è stato assolto per non aver commesso il fatto. Così ha deciso il giudice per le udienze preliminari Rodolfo Piccin nel processo celebrato, su istanza dell'avvocato Rosanna Rovere, con rito abbreviato. La Procura aveva concluso per una condanna a 4 anni di reclusione, ritenendo che Ramijak fosse l'autore della rapina del 21 ottobre 2016 alla tabaccheria Intermezzo di via Cappuccini (620 euro), del tentativo fallito al bar da Carmen di viale della Libertà il successivo 27 ottobre, quando il barista sventò il colpo lanciando addosso al rapinatore alcuni vassoi, infine, dell'azione del 21 novembre al negozio Gasparotto Vini di via San Vito. In tutte le occasioni il rapinatore era armato di coltello e scappava in bicicletta.

Secondo la difesa, Ramijak è vittima di una vendetta. L'anonimo autore della lettera lo ha denunciato un anno dopo le rapine. Nessun testimone ha riconosciuto il 35enne e le perquisizioni domiciliari a cui è stato sottoposto non hanno consentito di raccogliere alcune elemento di prova. Contro di lui c'erano soltanto i sospetti emersi visionando i tabulati telefonici: in tutti e tre gli episodi contestati il suo telefonino agganciava le celle della zona. Indizi che al processo si sono sgretolati per due ragioni: Ramijak ogni giorno viene a Pordenone in auto per motivi di lavoro, assieme alla convivente, che lavora in centro; all'epoca aveva un'utenza Wind, gestore che nel 2016 in provincia di Pordenone aveva soltanto una decina di antenne, pertanto ogni ripetitore aveva un raggio molto vasto di copertura, impossibile pertanto stabilire con precisione dove l'utente si trovasse al momento dei colpi. Da qui l'assoluzione piena pronunciata dal gup.
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Il Gazzettino