Laghetto della Burida, il mistero dell'inquinamento, acqua marrone

Uno scorcio del laghetto della Burida
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PORDENONE - Da anni lo stato di salute del lago della Burida è tenuto sotto controllo. L’invaso artificiale, ‘’conteso’’ dai comuni di Pordenone e Porcia, è stato oggetto, anche in passato, di sversamenti di sostanze che hanno contribuito ad inquinare le sue acque. Nei giorni scorsi l’attenzione di alcuni cittadini si è focalizzata su un insolito colore marroncino che, in particolare, persisteva su una delle sponde. Probabilmente, come già accaduto, la sostanza era arrivata al lago della Burida attraverso il rio delle Remengole, uno degli affluenti dello specchio d’acqua. Ieri mattina, attorno alle 8, personale dell’ex polizia provinciale si è recato sul posto per un sopralluogo. Gli agenti hanno chiesto ad alcuni residenti se avessero notato qualcosa di strano. Non è passato inosservato il fatto che con sé avessero gli stivali e che, attraversando una porzione di campo di una proprietà privata, volessero raggiungere la sponda dov’era stato segnalato lo sversamento.

L’ASSESSORE
«Gli uffici comunali che ho provveduto a contattare – sostiene l’assessore Stefania Boltin – hanno affermato che, almeno dai sopralluoghi effettuati ieri, non è emerso nulla. Anche Hydrogea, che in loco ha inviato un ingegnere, non ha riscontrato particolari criticità. Ciò non toglie che l’attenzione nei confronti del lago della Burida resta alta, dal momento che c’è anche la volontà di definire un progetto di ampio respiro che porti alla scoperta di una delle aree naturalistiche più belle presenti in zona». Quello che è certo, tuttavia, è che le segnalazioni non mancano e che l’odore dell’acqua, quella che viene prelevata dall’invaso per bagnare i campi circostanti, in alcune giornate è nauseabondo. Altro indizio è il fatto che, anche di recente, sono stati trovati pesci morti. Addirittura qualche anno fa erano stati segnalati diversi esemplari di fauna ittica che presentavano bolle sul corpo. Secondo le testimonianze dei pescatori che frequentano le rive per svolgere la loro attività sportiva, ad essere colpiti erano stati prevalentemente i cavedani, che sono la specie più numerosa. Ma le bolle erano apparse anche sul corpo di alcuni lucci, la tipologia di pesci più pregiati presenti in loco.
LE REGOLE

Secondo le regole dell’Etp, la cattura dei pesci d’acqua dolce nell’area della Burida è consentita solo con il sistema no kill. L’anno scorso, invece, sulle rive del lago erano stati individuati dei grossi lucci morti ed era scattato l’allarme per un possibile inquinamento delle acque, che avrebbe provocato la moria. Secondo i canoisti, che giornalmente percorrono le acque di quello specchio d’acqua, la moria dei lucci sarebbe stata invece provocata da catture di pescatori sportivi che avrebbero usato, nelle loro lenze, ami con l’ardiglione provocando si pesci ferite mortali. Nell’area del demanio - è risaputo - finiscono scarichi provenienti sia dal territorio di Porcia che da quello di Pordenone. Ecco perché, a più riprese, qualcuno ha chiesto che gli enti competenti facciano le analisi sia sui pesci che sulle acque. C’è poi un’altra questione, che riguarda il lago. Da anni con un’ordinanza è stata vietata la balneazione. Per motivi di sicurezza, ma anche per una questione di igiene: l’acqua dell’invaso, infatti, non è adatta ad immersioni che non siano quelle di natura sportiva. Tuttavia non mancano i casi di ragazzini che, in cerca di refrigerio, sono stati visti, anche quest’estate, tuffarsi all’interno dell’invaso. A loro rischio e pericolo.
Alberto Comisso Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino