PORDENONE - Se colossale è stata la truffa, come ipotizza la Procura di Pordenone, altrettanto imponente sarà il processo. Fabio Gaiatto e i sedici...
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Il Comune lo mette a disposizione gratuitamente nelle giornate di sabato. Tutte le spese saranno invece a carico del Tribunale. Il presidente Lanfranco Tenaglia è molto grato all’amministrazione comunale. Non è stato facile trovare una struttura adeguata. In questo periodo teatri, auditorium e palasport hanno in calendario eventi programmati già da tempo. Era stato trovato anche un capannone all’interporto, ma i costi di affitto per le casse della giustizia erano esorbitanti. «Ci siamo organizzati - spiega Tenaglia - in modo da dare a tutti la possibilità di partecipare alle udienze (1.174 parti offese, ndr). Era doveroso, anche perchè vi è il rischio di nullità dell’udienza se qualcuno non riuscisse a entrare in aula per mancanza di spazi adeguati. Stiamo predisponendo tutto nei dettagli: la struttura verrà trasformata in un Tribunale».
Sul sito internet del Tribunale ci sarà un link dove legali (circa 60) e parti civili troveranno in tempo reale le informazioni necessarie. «Lo sforzo logistico e organizzativo è significativo», spiega il presidente. Personale esterno verrà incaricato di trasportare i fascicoli d’inchiesta a Cordenons. Una ventina tra cancellieri e assistenti giudiziari si occuperanno dell’accoglienza e della verbalizzazione. La prima fase - praticamente l’appello - partirà alle 8.30 e prevede l’identificazione (con tanto di verbalizzazione) di tutte le parti offese, a cui verrà rilasciato un cartellino di identificazione. L’udienza preliminare, infatti, non è pubblica, l’accesso è consentito soltanto alle parti coinvolte nel processo. L’appello si stima possa durare circa due ore. È per questo che l’udienza comincerà alle 10.30.
Se i 300 posti della sala consiliare si esauriranno, le parti offese potranno assistere all’udienza nell’attiguo auditorium. «Non sarà un collegamento in streaming - precisa Tenaglia - Useremo un circuito chiuso per evitare il rischio di hackeraggio».
Cristina Antonutti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino