PORDENONE - La pioggia caduta nello scorso fine settimana mancava da 107 giorni. Sul Friuli Occidentale non pioveva da più di tre mesi: era venuta giù solamente...
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LO STUDIO
C’è un rapporto firmato dall’Ispra - sezione ambiente - a dire che sì, qualcosa è stato fatto, ma che c’è ancora molto, forse troppo, ancora da fare. Come ogni rapporto è fatto di numeri, che però comunicano più delle parole. Si possono tradurre con una sentenza: c’è una buona porzione del territorio corrispondente alla provincia di Pordenone che non può affatto ritenersi al sicuro. E non si parla solo dell’arcinoto bacino compreso tra i corsi del Meduna e del Livenza, che storicamente preoccupa la bassa pianura ai confini con la provincia di Treviso. Stavolta l’analisi si spinge oltre, descrivendo metro dopo metro i rischi che corrono piccoli paesi di montagna, borghi pedemontani e abitazioni che sorgono a pochi passi da un torrente che a prima vista sembra mansueto, ma che in pochi minuti può ingrossarsi e diventare una minaccia grave per la vita delle persone.
L’analisi dell’Ispra parte dalle fondamenta, in tutti i sensi. Secondo l’indagine statistica sono 3.359 le case costruite a ridosso di aree soggette a pericolosità idraulica. Poco più di mille, invece, le industrie (perlopiù medio-piccole) che sono state realizzate in posizioni simili. Ma rende ancora più l’idea il dato che riguarda le persone che giorno e notte vivono con l’ansia provocata da un torrente che scorre a pochi passi dal giardino di casa. Secondo la fotografia scattata sul territorio pordenonese dall’Ispra sono 12.645, pari al 4 per cento del totale. È la popolazione di un comune di medie dimensioni.
La situazione più seria riguarda la zona prealpina, soggetta a frane e smottamenti. In pianura, invece, preoccupano Meduna e Livenza, soprattutto nella Bassa.
Marco Agrusti
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Il Gazzettino