Territorio dissestato, tremila case minacciate da frane e smottamenti

Mercoledì 6 Febbraio 2019 di Marco Agrusti
Territorio fragile: frane e smottamenti minacciano la provincia
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PORDENONE - La pioggia caduta nello scorso fine settimana mancava da 107 giorni. Sul Friuli Occidentale non pioveva da più di tre mesi: era venuta giù solamente qualche goccia sporadica, niente di significativo. Il terreno era secco, gli accumuli di neve in montagna praticamente trascurabili. Insomma, c’erano tutti i presupposti affinché anche un’ondata di maltempo intensa come quella di qualche giorno fa non creasse particolari problemi. Invece non è stato così: dalla Pedemontana alla Bassa, infatti, si sono verificati smottamenti e allagamenti, confermando una volta di più la fragilità di un territorio che avrebbe bisogno di interventi milionari. E c'è un dato che allarme: tremina case sono monacciate da frane e smottamenti.   L’allerta diramata dalla Protezione civile era gialla, quindi non particolarmente seria. Ma le 48 ore di pioggia che hanno caratterizzato lo scorso week-end non sono state indolori. A Costabeorchia (Pinzano), Castelnovo del Friuli e Meduno si sono verificate frane. Altri piccoli smottamenti hanno caratterizzato tutta la Pedemontana, colpita anche dallo scioglimento della neve che nelle ore precedenti si era accumulata al suolo a quote collinari. Ma l’allerta era gialla per un motivo: non pioveva da 107 giorni, il terreno era asciutto e teoricamente doveva assorbire senza problemi le precipitazioni. Nelle settimane precedenti, le ultime del mese di gennaio, non era caduta molta neve in montagna. L’unico pericolo reale era rappresentato da ciò che il maltempo aveva lasciato dietro di sé a fine ottobre, cioè prati senza alberi e una condizione di fragilità amplificata rispetto al passato. Visti i risultati di poche ore di pioggia, c’è solamente da trarre una conclusione: il territorio della Destra Tagliamento resta fragile e per essere messo in sicurezza richiederebbe decine di milioni di euro. Soldi che ad oggi non ci sono, o perlomeno che non sono stati stanziati. 
LO STUDIO
C’è un rapporto firmato dall’Ispra - sezione ambiente - a dire che sì, qualcosa è stato fatto, ma che c’è ancora molto, forse troppo, ancora da fare. Come ogni rapporto è fatto di numeri, che però comunicano più delle parole. Si possono tradurre con una sentenza: c’è una buona porzione del territorio corrispondente alla provincia di Pordenone che non può affatto ritenersi al sicuro. E non si parla solo dell’arcinoto bacino compreso tra i corsi del Meduna e del Livenza, che storicamente preoccupa la bassa pianura ai confini con la provincia di Treviso. Stavolta l’analisi si spinge oltre, descrivendo metro dopo metro i rischi che corrono piccoli paesi di montagna, borghi pedemontani e abitazioni che sorgono a pochi passi da un torrente che a prima vista sembra mansueto, ma che in pochi minuti può ingrossarsi e diventare una minaccia grave per la vita delle persone. 
L’analisi dell’Ispra parte dalle fondamenta, in tutti i sensi. Secondo l’indagine statistica sono 3.359 le case costruite a ridosso di aree soggette a pericolosità idraulica. Poco più di mille, invece, le industrie (perlopiù medio-piccole) che sono state realizzate in posizioni simili. Ma rende ancora più l’idea il dato che riguarda le persone che giorno e notte vivono con l’ansia provocata da un torrente che scorre a pochi passi dal giardino di casa. Secondo la fotografia scattata sul territorio pordenonese dall’Ispra sono 12.645, pari al 4 per cento del totale. È la popolazione di un comune di medie dimensioni. 
La situazione più seria riguarda la zona prealpina, soggetta a frane e smottamenti. In pianura, invece, preoccupano Meduna e Livenza, soprattutto nella Bassa.
Marco Agrusti
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Ultimo aggiornamento: 08:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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