PORDENONE - Una volta al mese una messa per combattere il diavolo. Il male, in questi anni difficili del Terzo millennio, può assumere molte forme. La Chiesa cerca di...
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ESORCISTI
Nella terra tra Lemene e Tagliamento il ruolo di esorcista ufficiale era stato retto per oltre un ventennio ininterrotto da monsignor Ferruccio Sutto, valvasonese, classe 1923, scomparso qualche mese fa. Lavorava con uno psicologo, uno psichiatra, un neurologo e un infermiere. «Almeno 300 persone - ha raccontato il decano - venivano ogni anno da me, nell’ufficio di Curia, per chiedermi di aiutarli. Mediamente, sono convinto di essermi trovato di fronte al diavolo non più di una volta ogni mille». Tra il 1999 e il 2000, Sutto affrontò quattro casi molto complessi. I soggetti presentavano marcata avversione al sacro, straordinario vigore fisico, capacità di parlare lingue sconosciute, momenti di trance alternati a scoppi di violenza verbale. Per due di loro l’esorcismo risolse ogni problema. Anche il suo successore, il 54enne pordenonese don Alberto Arcicasa, ritiene necessario tenere la guardia alta di fronte al fenomeno. Ogni anno incontra centinaia di persone. Sempre sobrio e misurato, ha ammonito pubblicamente: «Il demonio agisce su due piani, con azioni diverse. Quella ordinaria, che si chiama tentazione, è la più pericolosa, poiché chiunque ne è vittima. La seconda è quella straordinaria, quando arrivano i disturbi fisici: l’ossessione, i dolori, fino alla possessione». A quel punto entra in ballo lui, che infatti sarà tra i concelebratori del rito di mercoledì.
Pier Paolo Simonato Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino