Nella tana dei ramarri: «Bentornati ragazzi». A Fontanafredda riparte la scalata verso la serie B

Dopo quattro stagioni da zingari tra Udine, Trieste e Lignano, i neroverdi domani ritrovano finalmente l'aria di casa

Nella tana dei ramarri: «Bentornati ragazzi». A Fontanafredda riparte la scalata per la serie B
PORDENONE - Ben tornati a casa ragazzi. La città e tutta la provincia vi aspetta a braccia aperte. Domani il Pordenone calcio giocherà la sua partita di campionato...

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PORDENONE - Ben tornati a casa ragazzi. La città e tutta la provincia vi aspetta a braccia aperte. Domani il Pordenone calcio giocherà la sua partita di campionato non più in riva al mare, a Lignano, ma a Fontanafredda, allo stadio che porta il nome di uno dei più grandi calciatori nati su questa terra, Omero Tognon, 334 presenze nel Milan e 14 con la maglia Azzurra. Non ci poteva essere miglior viatico dopo un lungo pellegrinaggio a casa degli altri tra Udine, Trieste e lo stesso Lignano. Zingari del pallone, senza più un "porto sicuro" dopo che il Bottecchia, altro storico baluardo delle amare terre pordenonesi, aveva alzato bandiera bianca alla fine della stagione del 2019. Ora, però, è finito l'esilio.


A CASA
Se partire è un pò morire diceva un vecchio adagio, tornare a casa riempie il cuore. Ed è proprio questo il sentimento che deve aver ispirato gli oltre 2500 tifosi (una parte abbonati) che hanno già acquistato il biglietto per domani. Ancora un piccolo sforzo sarebbe necessario per fare il pienone, quello delle grandi occasioni. E questa è senza dubbio una di quelle. È vero, potrebbe obiettare un esegeta della perfezione, non è lo stadio di Pordenone, città di nascita (e residenza) della squadra del presidente Lovisa. Per quello ci vorrà chissà ancora quanto tempo vista l'aria che tira e soprattutto in considerazione dei costi. Se poi non ci saranno i fondi dei privati, allora l'attesa rischia di essere ancora più lunga.


IL NEROVERDE
Ma non è caso di rovinarsi la festa. Fontanafredda è a un tiro di schioppo dal centro di Pordenone e il neroverde dovrebbe essere quel colore che - come minimo - accomuna il territorio provinciale. Un coro unito come quella sera a dicembre quando Cenerentola a San Siro diede lezioni di calcio niente popò di meno che all'Inter che pensava di aver vinto prima ancora di iniziare la partita. Così non è andata. Allora il Pordenone si fece conoscere in tutta Italia e quella squadra che arrivava da una cittadina del Nord conosciuta nella Penisola solo per le lavatrici Electrolux, il primo Comitato delle Lucciole e la Base militare con i soldati americani, oltre che simpatia incantò pure i palati fini del caldo. Non andò a finire come la storia di Davide che batte Golia, ma il Pordenone se lo ricordano ancora in tanti perchè, per dirla come Guccini, "gli eroi sono sempre giovani e belli".


LA SERIE B
Poi arrivò la serie B. Prima volta nella storia del calcio pordenonese perchè se è vero che i fasti del basket in riva al Noncello hanno un passato di gloria è altrettanto vero che il pallone non ha mai sfondato. Grandi battaglie di Campanile nei campetti di paese, ma una squadra che legasse intorno a se l'intero territorio non c'era mai stata. Ci ha provato il Pordenone con una serie B, almeno il primo anno, di grande rispetto. Il problema vero, però, è che non c'era lo stadio e i neroverdi giocavano a Udine. Non è facile essere profeti in patria, neppure quando si vince, se si deve essere ospiti lontano da casa. Figuriamoci quando poi le cose non vanno bene. Per il calcio Pordenone, fatti salvi i fedelissimi di Pn Neroverde 2020 che ci sono sempre stati per i colori della maglia e la squadra e qualche centinaio di habitué è iniziata una picchiata di pubblico disincentivato anche dal fatto di dover andare a vedere la partita in un campo che non era quello del cuore. Neppure quest'anno che le cose vanno abbastanza bene (gli scaramantici si tocchino il naso o qualche cosa d'altro) l'affluenza allo stadio è granché. Poco più di 850 tifosi al seguito di media. Pochini per chi lotta per la promozione in B e per dire di essere la squadra di un intero territorio. Ma casa era Lignano.


DOMENICA


Adesso, però, si torna a casa davvero. Domani a Fontanafredda c'è l'aria buona e la Pergolettese potrebbe vestire i panni della vittima sacrificale (tocchiamoci di nuovo) per fare pace con il territorio e ritrovare le cose che più contano: cuore e anima della tua gente. Bentornati a casa ragazzi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino