PORDENONE - La strada della vergogna. Non solo 2,5 km costeranno 35 milioni, ma la bretella sud è ferma da 20 anni. Ora che il cantiere è finalmente partito si...
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GLI SCAVI
Attualmente si sta lavorando su entrambi i fronti del maxi-cantiere dell’opera che unirà la Pontebbana alla autostrada A-28 passando sotto sia a via Udine che alla linea ferrata. A nord di via Udine si è cominciato lo scavo che dovrà creare il tunnel che costituirà il passaggio sotto la strada della futura bretella. Lavori che molto probabilmente proseguiranno fino alla prossima primavera. Ciò che il Comune (il realtà l’opera è gestita dal commissario di Autovie Venete, l’impresa capofila è la Cmb, la stessa che sta realizzando il nuovo ospedale) garantisce è che il traffico su via Udine non sarà interrotto nemmeno nel momento in cui si scaverà proprio nel tratto sotto la strada. Si procederà, come ha spiegato l’assessore comunale alla Viabilità Cristina Amirante, un semi-anello circolatorio con una piccola deviazione che consentirà di mantenere aperta la strada per l’intera durata del cantiere. La deviazione verrà realizzata nella zona in cui attualmente vi è la parte di cantiere, a sud di via Udine subito dopo l’incrocio con via Levade. Ma il semi-anello sarà realizzato solo nei prossimi mesi. Intanto il cantiere prosegue anche a ridosso della ferrovia. Dove sarà necessario procedere con un altro maxi-scavo per creare un secondo tunnel sotterraneo rispetto ai binari. A quella fase del cantiere - sempre secondo l’assessore comunale - si arriverà non prima dell’inizio del 2020.
I DISAGI
Per ora si è resa necessaria soltanto la chiusura di via Prà Volton, la piccola laterale che da via Udine (subito dopo la Savio procedendo in direzione di ponte Meduna) porta verso il sottopasso per il centro commerciale Meduna. In quell’area vi sono diverse attività industriali e commerciali che ora sono raggiungibili soltanto dalla Pontebbana. Un disagio non di poco conto per quelle attività visto che la strada dovrà rimanere chiusa ancora per un po’ di tempo. «È stato necessario - spiega l’assessore Amirante - chiudere la strada perché in quell’area di cantiere si è scavato per i sottoservizi. Non era possibile fare diversamente. Ma vedremo con le attività insediate, come accaduto in altre zone come in via Cappuccini, di limitare i disagi attraverso una particolare cartellonistica».
RUDERE DA SPOSTARE
Ma a rappresentare una potenziale nuova insidia - per un’opera “infinita” concepita ormai venti anni fa e passata per una serie di vicende burocratiche che hanno causato plurimi ritardi - è il casolare che si trova a sud della ferrovia nella zona più a est dell’Interporto. Già al centro di cambi progettuali in passato, ora sul “rudere” da tutelare vi è il via libera della Sovrintendenza: l’ipotesi è di una demolizione a blocchi, una sorta di smontaggio e rimontaggio dell’edificio in modo che l’affresco all’interno venga mantenuto. Questo al fine di rimodificare il tracciato e farlo proseguire dritto (come previsto in origine) fino all’autostrada, mentre nel progetto attuale il tracciato taglia l’interno di Interporto creando enormi disagi alla viabilità interna. «Il Comune è favorevole anche perché il casolare ora si trova in zona esondabile. Ma è necessario che vi sia l’accordo di tutti e soprattutto una modifica al progetto a cantiere in corso». Insomma, non c’è proprio pace per una strada di 2,5 chilometri che costa oltre 35 milioni e che dovrebbe essere terminata nella primavera del 2020. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino