PORDENONE - Suona come un cortocircuito: ci sono duemila persone in lista per ottenere una casa popolare in provincia di Pordenone e la metà di chi riesce ad avere un posto...
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LA PARTICOLARITÀ
La domanda di case popolari è alta, tanto che alla Regione ogni anno arrivano richieste di finanziamenti per realizzare nuovi edifici, in città e in provincia. Allora perché il 50 per cento di chi ottiene le chiavi le ritorna all’Ater ancora prima di aprire la porta? Le motivazioni sono diverse, ma alcune lasciano a bocca aperta.
Ci sono due categorie di rifiuto. La prima riguarda chi si trova ad ottenere un alloggio che non risponde ad alcuni requisiti necessari. «Ad esempio - spiega Tubaro - capita che una persona con disabilità possa diventare titolare del diritto ad un alloggio popolare che però si trova al terzo piano, dove non c’è magari l’ascensore». In quel caso si parla di problemi operativi, e l’inquilino che rifiuta l’assegnazione mantiene il suo posto nella graduatoria. Ma ci sono altre persone che gettano alle ortiche la possibilità di avere un alloggio perché non gradiscono la nuova sistemazione, anche se a prezzi calmierati. «In questi casi i problemi sono i più svariati: dal bagno cieco che non è gradito al nuovo inquilino alla metratura dell’appartamento considerata insufficiente». E visto che la metà di chi ha diritto alla casa popolare finisce per rifiutarla (l’analisi non fa differenza tra italiani e stranieri, perché a detta dei vertici Ater i comportamenti sono sovrapponibili), gli alloggi rimangono spesso vuoti. «C’è anche un altro problema - sottolinea Tubaro -: ogni volta che qualcuno rifiuta una sistemazione, si allungano i tempi per la riassegnazione. Ci vuole un cosiddetto periodo tecnico affinché possano essere riallineate le liste d’attesa e le graduatorie».
Quando un cittadino titolare del diritto all’ottenimento dell’alloggio, invece, rifiuta l’assegnazione per il secondo motivo, cioè quello non legato a impedimenti oggettivi, finisce in fondo alla graduatoria. Ma tant’è, evidentemente nemmeno il rischio di perdere le posizioni guadagnate in precedenza riesce a invertire la tendenza.
Marco Agrust Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino