PORDENONE Armi da guerra, diamanti, lingotti d’oro ottenuti fondendo i monili rubati nelle case e tratta di migranti. La rotta balcanica dei clandestini smantellata dai...
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A Barco Dobjani era in contatto con Fatmir Ljatifi e trafficava con la tecnologia del sistema Ebics. Attraverso sofisticate procedure finanziarie avrebbe tentato, in concorso con Ljatifi, Giangrosso e altri due indagati di riciclare ingenti liquidità provenienti da Hong Kong. Il denaro sarebbe transitato in conti bancari italiani ed europei per essere “ripulito”. Ebics (Electronic Banking Internet Communication Standard) garantisce infatti uno standard di sicurezza e di comunicazione bancaria europeo che viene utilizzato principalmente per il trasferimento remoto dei dati, ad esempio per le transazioni di pagamento capitali tra un’organizzazione e una banca. «La struttura criminale - hanno spiegato ieri gli uomini del colonnello Antonio Di Stasio - ha tentato di riciclare capitali illeciti con Ebics sfruttando la compiacenza di aziende del Nordest che erano in contatto con Dobjani e grazie alle competenze di Denis Nikci, albanese trapiantato a Colonia, in Germania».
I due clan non riciclavano soltanto denaro. E non trafficavano soltanto in clandestini kosovari che cercavano di raggiungere la Svizzera o la Germania. Trafficavano in armi da guerra destinate alla mafia siciliana. Ljatifi, secondo i Carabinieri, avrebbe venduto bombe a un terrorista dell’Uck ricercato in Macedonia per l’attentato del 2015 a Kumanovo. Riciclavano anche oro: le intercettazioni rimandano le trattative per piazzare 10 chilogrammi di oro fuso in lingotti e in parte ancora composto da monili rubati, custoditi a Sondrio. E poi c’è il capitolo dei diamanti, che coinvolgerebbe secondo gli investigatori anche Dobjani. Ljatifi avrebbe a che fare con una partita del valore di 11 milioni che doveva essere venduta a compratori turchi. Un affare sfumato. A detenere i diamanti era Driton Rexhepi, fratello di Arben Rexhepi, kosovaro che vive in provincia di Sondrio ed è fratello di Arben Rexhepi, durante la guerra dei Balcani membro del sanguinario Gruppo del comandante Teli dell’Uck.
Cristina Antonutti
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Il Gazzettino