ROVIGO - Dal 1981 il Polesine ha perso ben 18.571 abitanti. Come se in meno di quarant’anni fosse scomparsa l’intera popolazione della città di Adria. Una cifra...
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Tuttavia, nonostante il calo delle nascite, nel resto del Veneto non si è avuto un crollo della popolazione così come in Polesine e questo perché ci sono i trasferimenti. «Dopo il periodo di crisi iniziato nel 2008 che ha visto ridursi il numero di persone che si stabiliscono nella nostra regione, oggi il Veneto sembra essere tornato attrattivo, sia per chi viene dall’estero che per chi proviene dalle alle altre regioni italiane. I flussi in ingresso dall’estero riguardano quasi esclusivamente stranieri (nel 2017 sono 25.478 contro 3.804 italiani); si tratta di trasferimenti in ripresa negli ultimi due anni dopo il declino succedutosi al boom di registrazioni del 2007 (54.145 persone, effetto anche dell’allargamento dell’Unione europea alla Romania e della regolarizzazione dell’anno precedente). La provincia più attrattiva per gli stranieri è Treviso (5.577 nuovi ingressi), seguita da Venezia (4.873) e Verona (4.754)».
Questo non vale per il Polesine che è in valore assoluto la provincia che guadagna di meno anche su questo fronte. Nel 2017, infatti, a fronte di 1.498 nati e 3.097 morti, sono arrivati 5.638 nuovi residenti da altri comuni e 995 dall’estero, a fronte di 6.700 persone che si sono trasferite altrove in Italia e 522 che se ne sono andati all’estero. Così il calo è stato di 2.188 residenti a fronte di una riduzione complessiva del Veneto di 2.492. Ovvero, a tirare decisamente verso il basso la bilancia demografica regionale è proprio la provincia di Rovigo. La vicina Padova, per esempio, fa registrare un aumento di 466 residenti, mentre Verona di 1.264 e Treviso addirittura di 1.448. L’unica altra provincia con un forte calo è Vicenza, con meno 1.878, mentre Belluno si ferma a meno 881 e Venezia a meno 723. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino