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BASSANO DEL GRAPPA (VICENZA) - 3 ottobre 2021. Un'altra data da scrivere in grassetto nel grande libro della tortuosa storia del celebre ponte di legno di Bassano del Grappa, chiamato Ponte Vecchio, ma anche Ponte degli Alpini o Ponte di Palladio. Si è tenuta ieri, infatti, la cerimonia ufficiale per la restituzione del Ponte alla città, rimandata da maggio a causa della pandemia. Una data scelta perché ricorda il 3 ottobre di 73 anni fa, quando il Ponte, distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e ricostruito con l'indispensabile aiuto degli alpini, veniva inaugurato alla presenza di Alcide De Gasperi. In realtà il famoso ponte (quello dei bacin d'amor, come recita la nota canzone, delle foto degli sposi, dei mazzetti di fiori lasciati in ricordo, dei bigliettini nascosti sulle balconate, dei canti degli alpini, dell'aperitivo mezzo e mezzo della Grapperia Nardini), è stato distrutto e ricostruito innumerevoli volte a causa di inondazioni e guerre dall'inizio del tredicesimo secolo, ed è stato riprogettato da Andrea Palladio nel 1570. Con il progetto del Palladio presenta ancora un forte legame architettonico, con le sue quattro stilate lignee a sorreggere le cinque campate e la sua tipica copertura a capanna.
IL RESTAURO
Dal 2017 il Ponte è stato sottoposto a un lungo e discusso intervento di restauro strutturale, costato oltre 7 milioni di euro, a causa degli aspetti di forte degrado e dello stato deformativo, sia per quanto riguarda le strutture al livello della pavimentazione, sia in quelle sommerse ed emerse dall'acqua del fiume Brenta, sul quale si eleva.
UN SIMBOLO
Quello tra gli alpini e il Ponte, come ha ribadito Favero, è un legame indissolubile, affettivo e valoriale. Non a caso si è scelto lo stesso weekend dei festeggiamenti del Centenario della Sezione Montegrappa, cominciati venerdì con diverse iniziative, quali l'alzabandiera al monumento Ragazzi del '99, la cerimonia commemorativa al sacrario di Cima Grappa, l'inaugurazione del Sentiero del Centenario, il volo delle frecce bi-colori con i velivoli d'epoca e la posa della targa del Centenario sul Ponte. «Il Ponte è la nostra storia, - ha commentato Pavan - ma è anche il nostro modo di essere accoglienti. Un simbolo dell'unione, del tenere insieme ciò che è diviso e dell'avvicinare gli opposti. E non si può pensare al Ponte senza pensare agli alpini». «Dopo la pandemia, abbiamo fortemente bisogno di simboli di ricostruzione, ripresa, unità, e gli alpini lo sono», ha fatto eco Stefani. «Il Ponte - ha rincarato la dose Zaia - è la storia dei veneti. Propongo ora una mozione: basta chiamarlo Ponte Vecchio, ce ne sono già diversi di ponti vecchi. Questo è il Ponte degli Alpini. E, dopo la nomina di Monumento nazionale, voglio proporlo anche come Patrimonio dell'umanità». A chiudere il calendario degli eventi per la restituzione del Ponte sarà una grande festa lungo il Brenta, con musica e fuochi d'artificio, organizzata da Operaestate Festival per mercoledì alle 20.30. Uno spettacolo che il pubblico, munito di green pass e mascherina, potrà godersi prendendo posto sulle sedie posizionate lungo il fiume, ritirando un biglietto al costo di 1 euro all'Ufficio Informazioni Turistiche di Bassano.
Il Gazzettino