Dormitorio in stazione: in tre accampati a Polpet

Dormitorio in stazione: in tre accampati a Polpet
PONTE NELLE ALPI (BELLUNO) - I pendolari, ieri mattina alle 7.30, si sono trovati di fronte ad un bivacco allestito all'interno della stazione di Polpet. Due uomini e una...

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PONTE NELLE ALPI (BELLUNO) - I pendolari, ieri mattina alle 7.30, si sono trovati di fronte ad un bivacco allestito all'interno della stazione di Polpet. Due uomini e una donna dormivano a terra, avvolti in coperte di fortuna. Immane lo stupore dei passeggeri, finito il quale qualcuno ha ben pensato di scattare una foto, ovviamente facendo in modo di non essere visto per non scatenare eventuali reazioni. Il caso è stato segnalato ieri dal deputato di Fratelli d'Italia, Luca De Carlo, informato dei fatti da una pendolare. Un problema che De Carlo, in veste di sindaco di Calalzo, bene conosce, tanto che per difendere la sua stazione, capolinea del Cadore, anni addietro fu costretto a far chiudere di notte i locali diventati un vero e proprio dormitorio per sbandati.

 
«Il problema - spiega il sindaco-deputato - è nato con la decisione di Trenitalia di non presidiare più le stazioni. Invece sono realtà che andrebbero tenute vive attraverso riqualificazioni che includano anche la presenza di servizi e negozi, ovvero quanto stiamo per a Calalzo con 8 milioni di investimento».
Non è stato chiarito chi fossero i soggetti che ieri bivaccavano a Polpet.

«Qui i casi sono tre - prosegue De Carlo -: immigranti clandestini, gente che ha scelto di vivere in questo modo perché remunerativo e a basso sforzo, oppure italiani in difficoltà. A Calalzo ci siamo trovati di fronte al secondo caso: ovvero un gruppo di rumeni che di notte occupava la stazione e di giorno andava ad elemosinare fuori dai supermercati, raccogliendo cifre importanti che poi spendevano per ubriacarsi e per giocare alle macchinette. Soggetti spesso violenti, anche tra di loro. Se invece di tratta di immigrati irregolari, allora bisogna spingere sui rimpatri, perché qui mi pare che non si sia fatto molto. Se invece si tratta di famiglie italiane in difficoltà, allora è necessario arrivare a un Piano povertà. Perché aiutare prima gli italiani non è cattiveria, ma un dettame del Vangelo che invita a pensare al prossimo tuo, laddove prossimo significa il più vicino a te». 
Lauredana Marsiglia Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino