«Nonno non trovo papà»: l'attesa, le telefonate a vuoto e la tragedia svelata dal Gps

ANGUILLARA - Davanti alla villetta di via Ca' Matte della famiglia Zorzino, colorata di un vivace color salmone, ieri mattina, 4 marzo, in mezzo al via vai di parenti e amici...

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ANGUILLARA - Davanti alla villetta di via Ca' Matte della famiglia Zorzino, colorata di un vivace color salmone, ieri mattina, 4 marzo, in mezzo al via vai di parenti e amici in lacrime, c'erano anche Kyra e Nora che silenziosamente guardavano verso l'argine del Gorzone. Sono le due Border Collie di Domenico, che ancora non hanno capito che il loro padrone non tornerò più da quell'ultima maledetta passeggiata. Lo aspettano con la pallina in bocca, pronte a giocare, proprio davanti al cancello di casa. «Non torna! Non torna! Dovevate fermarlo ieri» dice loro pieno di dolore Giovanni, il papà di Domenico, guardandole con una stretta al cuore mentre ancora le ricerche erano in corso. Le due cagnoline, compagne di passeggiate del poliziotto-eroe, erano con lui anche venerdì pomeriggio, racconta Giovanni. «C'è una stradina qua dietro casa che porta verso l'argine. Non passa nessuno e a mio figlio piaceva andare di lì, perchè poteva liberare Kyra e Nora, che sono mamma e figlia, dalla presa del guinzaglio e lasciarle correre. Le ha legate a un albero prima di tuffarsi in acqua».

Il padre di Domenico racconta quei drammatici momenti di venerdì. «Era uscito come al solito, poi mio nipote (il figlio di Domenico, che pochi giorni fa ha compiuto 17 anni, ndr) esce di casa per venirmi a dire che aveva bisogno del suo papà e che le telefonate che faceva andavano a vuoto. E allora lui, che è tecnologico, ha controllato il gps del telefonino di Domenico e ha visto che da 20 minuti era fermo in un punto sull'argine. Lui ha preso la moto, io ho preso la macchina e siamo andati là. C'erano già i pompieri, poi abbiamo visto il cellulare di mio figlio per terra con lo zainetto a terra e le cagnette legate a un albero. Era andato dentro. L'ho capito subito. Sono fatti così quelli delle forze dell'ordine, sono sempre in servizio anche se sono nella giornata libera. Abbiamo scoperto così cos'è successo».

Papà Giovanni ha anche ascoltato le ultime parole di suo figlio: «Sono registrate nella telefonata al 112. Diceva: "Un'auto è finita nel Gorzone, correte. Che faccio? Mi butto". Saran due metri d'acqua, non ci avrà pensato neanche due volte, ha visto l'emergenza e l'ha fatto».
Ma guai a parlare di eroismo. "Eroe" è una parola che non consola un padre che ha perso suo figlio. Nè una moglie che ha perso il marito e tanto meno un figlio che è rimasto senza il suo papà. «Eroe? - ribatte Giovanni Zorzino - forse anche troppo eroico. La verità è che non tornerà. È rimasto là sotto. Non tornerà».
E aveva ragione il padre di Domenico. Neanche mezz'ora dopo i sommozzatori gli danno la terribile certezza: il suo corpo è in fondo al letto del fiume».

La casa della famiglia Zorzino ieri mattina era un via vai di gente. Occhi lucidi e abbracci per cercare di infondere coraggio a quel papà. Quella moglie. Quel figlio. Don Giampaolo Assiso in mattinata è passato anche dalla famiglia Zorzino. «Ho incontrato la moglie Sabina e il figlio Tommaso, che conosco abbastanza bene perché è stato animatore del Grest la scorsa estate. Ho visto una famiglia molto unita, dove si percepisce la fede, anche in momenti davvero difficili, con Sabina c'erano anche le sorelle, cui è molto legata. E poi erano presenti il papà di Domenico, Giovanni, che è una presenza cara nella nostra comunità, anche perché fa parte della corale parrocchiale, con la mamma Aurelia». I due avevano festeggiato il 50.mo di matrimonio proprio lo scorso anno. «Sono provati evidentemente da un fatto così improvviso e triste, proprio Giovanni mi ha detto che quando accadono fatti come quello toccato al figlio Domenico, "ti sembra quasi strano e ti auguri che non abbiano a capitare proprio a te e questa volta si siamo finiti noi, ma me lo ha comunicato senza rancore verso nessuno, ma con tanto dolore certamente"».

Poco prima di mezzogiorno tutta la famiglia ha trovato il coraggio di andare in auto fin sul Gorzone a seguire le ricerche. Fino all'urlo del sommozzatore: «Sono qui». Un grido che ha messo fine anche a quella flebile speranza che potesse essere ancora vivo. Lacrime e dolore, sullargine, mentre Kyra e Nora ancora aspettano il loro padrone con la pallina in bocca, pronte a giocare.
 

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Il Gazzettino