Stabile, Balasso "spara" contro la Lega, Beltotto: «Siamo aggrediti»

Stabile, Balasso "spara" contro la Lega, Beltotto: «Siamo aggrediti»
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 A pensarci bene sembra una bella commedia. Botte da orbi, colpi di fioretto e neanche tanti sorrisini sulle labbra. Ma per il momento manca il classico finale ad effetto. Si vedrà. In realtà siamo alle baruffe (e neanche tanto chiozzotte). Così, dopo il caso di Marcello Veneziani, intellettuale di destra, one-man-show di "1919", lo spettacolo che ha aperto la stagione al Teatro Verdi di Padova, mal digerito da un gruppone di artisti, in maggioranza orientati a sinistra, che ha scritto  alla direzione dello Stabile del Veneto, ieri a dar fuoco alle polveri ci ha pensato Natalino Balasso che su Facebook, non è andato tanto per il sottile, lanciando una serie di bordate contro il Teatro Stabile del Veneto, e in particolare verso il suo presidente, Giampiero Beltotto. Già alcune settimane fa Beltotto e Balasso si erano graffiati sull'allestimento de La Bancarotta di Vitaliano Trevisan. Di fronte ad alcune riflessioni poco accomodanti del comico polesano ("Amministrano denari, non producono ricchezza culturale"), Beltotto aveva replicato sostenendo che non si sputa nel piatto dove si mangia. «Se non ti piace casa mia - aveva tagliato corto il presidente Tsv - a casa mia non ci vieni». Piglia e porta a casa. Fin qui l'antefatto.

Ieri la nuova puntata. «Notate bene - scrive Balasso - che a questi qua della Lega non gli frega un c... di dire che si sono impossessati dello Stabile del Veneto e che hanno fatto un editto per non farmi lavorare nelle strutture pubbliche del Veneto (...) questo qua dice una cosa ben più grave e non riguarda me, riguarda la vostra idea politica del qua xe tuto mio. E invece va detto subito il Teatro stabile, Beltotto non è casa tua!».

Immediata la replica del numero uno del Tsv. «È evidente - chiosa - che siamo vittime di una vera e propria aggressione da parte di Balasso. Ci sta attaccando con una grande dose di vigliaccheria e di cinismo. Io ho preso atto di questi attacchi e mi difendo». Ma Beltotto è finito pure nel mirino del gruppo veneto dei Cinque Stelle. I grillini non le mandano a dire chiedendone la testa. «Senza se e senza ma - dicono - ma chi gestisce un'istituzione pubblica come lo Stabile non può essere al servizio del potere. Se lo è, va fatto dimettere. La cultura è di tutti e le istituzioni democratiche non ammettono editti e censure». E poi l'affondo: «Beltotto non ha smesso di essere al servizio di Zaia come quando era suo portavoce, ma l'istituzione che presiede non è casa nè dell'uno nè dell'altro. Quanto denunciato da Balasso emana il cattivo odore della censura di regime. Lo Stabile è dei veneti e lo spettacolo scritto da Trevisan, tratto da Goldoni, e interpretato da Balasso, vi appartiene a pieno titolo». Anche verso i grillini immediata la replica del presidente. «Probabilmente non hanno approfondito la questione... denuncia - Potrei dire anche che noi Tsv siamo stati trattati male dal loro ministro e che i 5Stelle nel Veneto non ci hanno neanche difeso.... Quanto poi all'incarico di portavoce di Zaia mi pare un atteggiamento offensivo e se ritengono che il governatore abbia un comportamento padronale vuol dire che non lo conoscono. Ho l'impressione che i 5Stelle siano stati fuori tono».
IL CONTRATTACCO

Insomma, un putiferio. Beltotto ci tiene a puntualizzare anche indicando al capogruppo pentastellato Jacopo Berti le dichiarazioni dello stesso Balasso. «In questo teatro - dice il presidente Tsv - non si operano censure, non si hanno preclusioni ideologiche o di altro tipo. Se uno non ci si trova bene deve rimanere fuori dall'uscio e anche se va cercando qualche centesimo di ricca elemosina non deve sputare sul piatto dove ha mangiato». E quindi l'ultimo spillo: «Abbiamo in cartellone Veneziani (che con orgoglio abbiamo accolto su questo palcoscenico) e Righetto; Piero Grasso e Paolini, Bugaro e Cescon. Non sarà Balasso, pagato regolarmente e assai profumatamente per tre anni e che nulla dichiara di voler avere a che fare con lo Stabile del Veneto a farci cambiare idea. E da lui e da quelli come lui non accettiamo lezioni». Sipario. (Ma solo per il momento).
Paolo Navarro Dina
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Il Gazzettino