Metà degli argini del Po nel Delta a rischio in caso di piena: servono opere per 276 milioni

Una piena del Po a Porto Tolle
ROVIGO - Quando manca è un grave problema, ma anche quando è troppa rischia di esserlo, potenzialmente ancora più grave: in questo momento il Po è...

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ROVIGO - Quando manca è un grave problema, ma anche quando è troppa rischia di esserlo, potenzialmente ancora più grave: in questo momento il Po è ridotto ai minimi termini, ma questo non deve far dimenticare che l’acqua del fiume può in ogni momento costituire anche un’insidia di tipo opposto, con il rischio di esondazioni e alluvioni. A lanciare l’allarme è l’Autorità distrettuale di bacino del fiume Po, Adbpo, che sottolinea come oltre il 16% degli argini del Po rimane a rischio idraulico e che nel Delta si tocca addirittura il 50%. Si tratta del risultato di uno studio realizzato nel 2018 in collaborazione con Aipo, con il rischio idraulico calcato misurando la distanza fra la sommità arginale e la piena simulata secondo il piano Simpo (Sistemazione idraulica della Media Padana orientale), la cui prima versione risale al 1963 e che è stato poi costantemente aggiornato. Nel Delta, in particolare nel Po di Goro, molte delle arginature hanno addirittura un distanza inferiore ai 30 centimetri rispetto alla piena ipotetica. A fronte di tutto ciò, l’Adbpo spiega di aver redatto «un progetto mirato, ora aggiornato, indicando tutte le aree a rischio idraulico, con franco arginale inadeguato, mostrandone, al contempo, il livello potenziale di fragilità. Lo studio progettuale, che vede 16% delle arginature del Grande fiume a potenziale rischio, indica le principali zone su cui intervenire nei comprensori di Pavia, Piacenza, Mantova, Ferrara e Rovigo per un valore stimato di circa 550 milioni di euro».

GLI INTERVENTI
Nel dettaglio, 23 milioni sono indicati come spesa per gli interventi nel tratto piemontese, 256 per la parte dalla confluenza con il Tanaro fino al Po di Goro, ovvero quello centrale, e la cifra più alta, ben 276 milioni, per i rami del fiume nel Delta. Soldi che al momento non sono interamente stanziati e si procede per stralci, insieme alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Come gli interventi eseguiti lo scorso anno a Porto Tolle, Scanarello di Porto Viro, Taglio di Po, Guarda Veneta e nella Sacca di Scardovari. Fra le progettualità finanziate, invece, ci sono i sei interventi per la riduzione del rischio idrogeologico secondo l’accordo fra il Dipartimento nazionale della Protezione civile e la Regione Veneto, nell’ambito degli stanziamenti del Pnrr.
Proprio alle opportunità del Pnrr guarda il segretario generale dell’Adbpo Alessandro Bratti. «Rilanciamo in modo convinto l’utilità di questi lavori idraulici necessari per la sicurezza di tutti e proponiamo che in caso di mancati investimenti o avanzi di risorse finanziarie del Pnrr, possano essere impiegati su una priorità territoriale così alta, sulla quale siamo pronti a collaborare da subito: Comuni, enti locali, comunità rivierasche e portatori di interesse sarebbero sicuramente più tranquilli di fronte a un’opera di manutenzione così strategica e su larga scala. Pur considerando, ove possibile, un maggior spazio per i corsi d’acqua in modo da incrementarne la naturale capacità di laminazione, la struttura arginale insieme alle golene rappresenta ancora oggi lo strumento principale di difesa idraulica».

I RISCHI IN POLESINE


Secondo l’ultimo Rapporto sul dissesto idrogeologico di Ispra, proprio la provincia di Rovigo è in testa alla classifica nazionale, insieme alla dirimpettaia Ferrara, con quasi il 100% della superficie allagabile in caso di “scenario di pericolosità rara”, rispettivamente il 99,1% e il 99,9%, anche se all’opposto, la superficie a rischio in caso di “scenario di pericolosità elevata”, in Polesine è fra le più basse, ma pur sempre l’11,8% del territorio provinciale. Questo a conferma dell’importanza del lavoro di difesa idraulica. E di fronte alla visione del fiume in magra, bisogna ricordare che tutti gli eventi estremi stanno subendo un in incremento: nell’ultimo rapporto “Osservatorio CittàClima” di Legambiente, viene evidenziato come accanto alla grande siccità, il 2022 è stato segnato anche da 104 casi di allagamenti e alluvioni da piogge intense, 13 esondazioni fluviali, 11 frane, con i danni da allagamenti e alluvioni aumentati del 19%. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino