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PADOVA - È l’anno della riscossa. Tutti gli indicatori economici del turismo ci danno in rampa di lancio. Eppure i pubblici esercizi del centro storico hanno il dente avvelenato. Non possono lavorare come vorrebbero. Soprattutto quelli delle piazze. Colpa di una normativa incerta che lascia spazio all’intervento della Sovrintendenza nel limitare i plateatici, cioè i tavolini all’aperto, superando qualsiasi accordo precedente con il Comune. Così il ministero fa il suo dovere e passando per piazza dei Signori si può vedere un significativo arretramento dell’occupazione della piazza. Da una settimana la parte centrale è molto più sgombra di un tempo quando il passaggio era diventato un sentiero. Forse troppo l’allargamento allora, forse troppo il restringimento odierno.
IL DANNO
Se poi ci aggiungiamo il corollario, ombrelloni ridotti oggi a un’unica fila - e non si sa nemmeno quanto in regola - il conto a spanne è una perdita di 300 posti a sedere nelle tre piazze (Signori, Erbe e Frutta) e circa 1 milione di euro di incassi per la stagione della dozzina di pubblici esercizi.
IL COMMENTO
«L’impianto generale sui plateatici è quello sperimentato durante il Covid con plateatici agevolati, grazie alle modifiche regolamentari che già da tempo abbiamo adottato per valorizzare la presenza di tavolini e sedie sul suolo pubblico - dice l’assessore al Commercio Antonio Bressa - La Soprintendenza è intervenuta chiedendoci solo alcune limature nelle aree più sensibili dal punto di vista storico e culturale. I casi di riduzione e di mancata concessione sono limitati rispetto alle centinaia di autorizzazioni. È vero che la normativa nazionale ha concesso una proroga sino a fine anno, ma è anche altrettanto vero che la Soprintendenza, che dipende direttamente dal Governo, ha ancora dei poteri d’intervento che ci sono stati confermati di recente, nonostante l’avvenuta scadenza dell’accordo di collaborazione firmato il 13 maggio 2020».
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