Quella pizzeria non convenzionale di Andrea Burbello. Marinare d'autore e Rolling Stones

Quella pizzeria non convenzionale di Andrea Burbello
Già le proposte incuriosiscono. Si parte da un goloso Padellino al vapore (in tre versioni), poi si susseguono gli spazi dedicati: alle Marinare (eccellente quella condita...

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Già le proposte incuriosiscono. Si parte da un goloso Padellino al vapore (in tre versioni), poi si susseguono gli spazi dedicati: alle Marinare (eccellente quella condita con una salsa di aglio, limone, origano e peperoncino), alle Margherite, alle Pale Romane. Poi il Classicismo e l'Avanguardia che, tanto per avere un'idea, propone la Quattro (Fior di latte, stracciatella di burrata, salsa all'arancia amara, polvere di peperoncino, cipolla dolce cotta sulle braci) e la Pollock (Fior di latte, tartare di manzo, senape Dijon antica, polvere di cappero, maionese allo zafferano, riduzione di aceto balsamico). La pizza-firma è la Faviken, fior di latte, pollo arrostito nel forno a legna, carote confit, tartare di salmone, salsa alla noce moscata.


Andrea Burbello ha 31 anni, è di Trebaseleghe (Padova), uno staff giovane, è autodidatta, ha la fissa della consistenza («Se usi prodotti buoni devi solo stare attento a non rovinarli, ma la differenza è nell'impasto, nella digeribilità, e quello a cui punto è una pizza che anche da fredda risulti piacevole») e quando riceve un complimento sospira di sollievo: «Ho sempre il timore di non essere all'altezza delle aspettative». Invece la sua pizza è gradevolissima (e anche il Gambero Rosso gli ha assegnato Due Spicchi, ad un passo dall'eccellenza), a metà strada fra Italia e Napoli, cornicione abbastanza alto ma non esagerato, appena croccante. Lunga e accurata lievitazione, scelta meditata delle farine, e il risultato è una leggerezza che si percepisce.


I PRODOTTI


A proposito di prodotti, si va dal macellaio di fiducia e da un fruttivendolo detto l'orefice, e questo spiega molto. E i riferimenti sono alti, vedi la pizza ispirata dall'estro di Alain Passard, tre stelle Michelin a Parigi da oltre 25 anni all'Arpege, una proposta 100% vegan con Crema di datterino giallo, hummus di fagioli fatto in casa, pomodorini confit, piselli e cipolla caramellata. Si punta a fare quasi tutto in casa, persino gli arredamenti, e qui sono servite le esperienze da elettricista e falegname, quando il lavoro di aiuto pizzaiolo nei fine settimana non bastava a mantenersi. Difetti? Carta dei dessert un po' striminzita. In più due bonus: il primo per gli spazi, da ristorante più che da pizzeria, con tavoli ben distanziati, buona insonorizzazione e comfort garantito; il secondo per il sottofondo musicale, scelto dallo stesso Andrea: nel nostro caso il meglio dei Rolling Stones, da Ruby Tuesday a Satisfaction, da Simpathy for the devil a You can't always get...
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Il Gazzettino