Ciacole e ombre: «Ritorniamo in piazza dei Signori, ma abbiamo bisogno di giovani»

Ciacole e ombre: «Ritorniamo in piazza dei Signori, ma abbiamo bisogno di giovani»
TREVISO - Erano quattro amici al bar. Poi ognuno ha fatto la sua vita, tra sport, professione e famiglia. E un giorno ti risvegli e ti accorgi che lo spirito della città...

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TREVISO - Erano quattro amici al bar. Poi ognuno ha fatto la sua vita, tra sport, professione e famiglia. E un giorno ti risvegli e ti accorgi che lo spirito della città è perduto. Che tutti dialogano con lo smartphone, si danno appuntamenti virtuali. E, anche se hai 80 anni decidi di invertire la tendenza. «La gente sta troppo rintanata in casa davanti allo schermo. Non respira più, non si emoziona. E' tutto sbagliato». E allora l'architetto Giorgio Fantin ha deciso di fare una chiamata collettiva per il ritorno in piazza. «E' sempre stata il cuore della città: e allora ho pensato di creare un appuntamento fisso, il sabato e la domenica alle 12, per trovarci sotto la Loggia dei Trecento».

  Per due giorni alla settimana la piazza dei Signori torna antica agorà, luogo del pensiero, della riflessione. E, bisogna ammettere, anche un po' della maldicenza. «Non che mi piaccia. Ma è nel nostro Dna, non possiamo farci  niente». Non è difficile trovare l'arzilla intelligenza dei tempi passati davanti ad un bicchiere da Beltrame. Rigorosamente con i quotidiani in mano. «Leggere non è solo un passatempo, è un dovere». Ma di cosa parlano i peripatetici della Loggia? «Di attualità, svisceriamo gli eventi fondamentali della città. Forse, semplicemente, ci battiamo contro lo spegnersi di quella colloquialità che rendeva Treviso unica». Sono circa sei, sette persone. Quando va di lusso si arriva a dieci. E lo zoccolo duro è rappresentato dalla Congrega Recupero Tradizioni Trevigiane. «Con tutti i suoi acciacchi questo gruppo compie 20 anni quest'anno». Senza eccessiva retorica loro si considerano i paladini di uno spirito che ha avuto il suo massimo spolvero negli anni Sessanta. «La Treviso ruggente era quella delle balere, del rugby, dei cinema e soprattutto delle gallerie. La città aveva 9 gallerie: erano uno spazio libero, dove far parlare il talento l'intelligenza e la creatività». Ora l'accademia della Congrega rimane Muscoli's. «Una volta al mese ci raduniamo in Pescheria per ricordare un artista scomparso». E' un modo per tenere insieme la memoria. 

L'IMPEGNOPoi c'è tutta l'azione per non lasciar andare alla deriva le sagre parrocchiali. «Festeggiamo San Valentino nella chiesa di Sant'Agostino, il beato Erico nel tempietto di via Canova, celebriamo la festa di San Martino e Santa Lucia in piazza San Vito». E' nello spirito di questa custodia del sacro fuoco dei tempi andati che Fantin ha ridato vita alla gara dei camerieri. «Treviso era bella perchè era elegante, e anche i camerieri nei bar erano icone di stile. La gara si teneva negli anni Cinquanta, l'abbiamo ripresa nel 2006 e il 30 settembre si terrà la nuova edizione». Il primo manifesto del premio portava la firma di Giorgio Cavazzano. «Un amico, uomo geniale e sempre carissimo». Ora i superstiti della Congrega sono cinque: Emanuele Bellò, Gigi Riboni, Bruno Mattiello, Iole Baratto, Gigi Cariato. «Stiamo cercando giovani e nuove prospettive- ribadisce- ho incontrato anche il nuovo assessore». La richiesta è trovare un luogo fisico per la Congrega. «Odio la parola Museo. Mi suggerisce l'idea di qualcosa di molto polveroso. La tradizione deve vivere, anche con le sue inevitabili ingenuità». Si è fatto tardi, la campana della torre civica batte il mezzogiorno. Fantin chiude le serrande del suo studio in piazza Trentin, la usa finestra sul mondo, e mette sotto braccio i giornali. Il rendez-vous in piazza lo attende. 
E.F. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino