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La risposta che non ti aspetti. O forse che non ti aspetti se non conosci il sentimento comune di chi in piazza Risorgimento ci vive, non di chi ci transita e basta. Una risposta che apre un’altra frattura - qualcuno ci vedrà anche della politica, ma in realtà è un’istanza dal basso - nel dibattito sul futuro del “quadrilatero”. La firma, in questo caso, è quella del comitato che prende il nome dalla piazza stessa. L’oggetto? Gli eventi musicali annunciati su queste pagine dal vicesindaco Alberto Parigi proprio in piazza Risorgimento. La risposta? Un “no” secco.
LA DOCCIA FREDDA
Piazza Risorgimento non vuole la musica. Sintetizzando è così. In realtà il pensiero del comitato è leggermente più articolato. E si inserisce nel solco di quella che è la storia della piazza. «Non servono manifestazioni di nessun genere - sono le parole scritte dal comitato - tanto meno quelle che portano rumore, puzze e caos, magari con gente mordi e fuggi, senza un vero tornaconto per la città.
IL QUADRO
Il ragionamento del comitato si allarga anche oltre i confini di piazza Risorgimento. «La domanda che sorge spontanea è quindi questa: qual era il progetto sulle piazze di Pordenone prima degli investimenti fatti per riqualificarle? C’era un progetto per il loro futuro o era un investimento fine a se stesso? Se l’idea era quella di ripopolarle nella quotidianità, qualcosa è andato storto. Il progetto era forse di portare gente solamente con degli eventi che arrecano perlopiù fastidi a tutte le persone che vivono in zona? Puzza, caos, sporcizia, rumore e una volta finiti questi eventi cosa rimane ai pordenonesi? Niente. Le piazze e la città rimangono vuote. La vera missione dovrebbe essere quella di riqualificare la città pensando ad incentivare il commercio di qualità, svolto con passione e professionalità che riporti i pordenonesi a vivere tutti i bellissimi angoli cittadini, tutti i giorni e non solo in occasione di sporadiche e discutibili eventi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino