Trovano una tartaruga d’acqua sul Piave e la portano a casa. Era un esemplare rarissimo e in via d’estinzione. L’episodio, gestito con la massima attenzione dai...
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Non, insomma, una specie esotica ritrovatasi a vagare tra le rive e le acque del Piave in seguito all’abbandono da chi l’aveva acquistata in qualche negozio di animali.
LA STORIA
Erano le settimane immediatamente successive al disastro dell’alluvione, il giorno preciso del ritrovamento il presidente del Bacino, Luigi Pizzico, non lo ricorda. Ma sa che lui e gli amici si trovavano lì per mettere in salvo gruppi di tinche avvistate nei giorni precedenti. «In quelle settimane avevamo recuperato e rimesso in alveo molto pesce finito nelle pozze - spiega -, tra cui tinche, mai viste nel Piave e probabilmente arrivate lì dal lago di Santa Croce». Come se la cosa di per sé non bastasse a sollevare l’entusiasmo dei pescatori, cercando tinche i volenterosi hanno trovato una tartaruga. L’animale era in acqua e, sotto la sollecitazione dello storditore, si è scosso ed è stato notato. Memori di storie di testuggini esotiche fameliche e nocive per la fauna ittica locale, gli uomini hanno tolto dall’acqua la bestiola e l’hanno portata con sé. «L’abbiamo sistemata nel laghetto di un amico e subito abbiamo inviato le foto ad un esperto, il dottor Marco Zanetti – prosegue Pizzico -. Da lì a qualche giorno ci ha risposto dandoci questa meravigliosa notizia». LA TARTARUGA
Si tratta infatti di una specie molto rara, da tutelare perché rischia l’estinzione. Sulla curiosa questione è stato chiamato in causa anche un altro professionista che, a sua volta, ha confermato la specie e ha dichiarato essere del tutto autoctona. E qui il secondo colpo di scena. Nessuno tra i pescatori, esperti conoscitori della popolazione che abita le rive e le acque del loro fiume, avrebbe mai pensato a testuggini del Piave. Eppure. «Questo tipo vive in particolar modo sulle foci dei fiumi, in acqua ma si sposta anche sul terreno – prosegue Pizzico -. Generalmente, però, si trova ad altitudini più basse, la stranezza è averla vista a Belluno dove il clima e l’ambiente sono molto diversi dalla pianura».
LA TUTELA
La bestiola è stata rimessa al suo posto e ora i pescatori stanno pensando a come tutelarla. L’intenzione è di chiedere alla Provincia il via libera all’apposizione di un cartello a segnalare la preziosa presenza e di vietare la pesca in quel punto del corso. «Ci piacerebbe sistemare in loco anche un cartellone informativo – conclude Pizzico -, così da creare una sorta di mini percorso didattico». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino