Piave, le lacrime nella golena: «Tutto distrutto»

Piave, le lacrime nella golena: «Tutto distrutto»
ZENSON DI PIAVE - Il Piave si è fermato a pochi centimetri dalla sommità dell'argine. Qualche goccia in più e sarebbe esondato. Ma per chi vive in golena...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
ZENSON DI PIAVE - Il Piave si è fermato a pochi centimetri dalla sommità dell'argine. Qualche goccia in più e sarebbe esondato. Ma per chi vive in golena cambia poco: la piena del fiume, mai così alta negli ultimi cinquant'anni, ha portato via tutto.

 
Non solo mobili, vestiti e tutto ciò che si può trovare in casa, ma pure la forza che fino a ieri bastava a stento per tirare avanti. Reda è solo un bambino: gioca, mangia e, stanco com'è, cerca di dormire sulla brandina. Ma quando arriva la notte scoppia in lacrime. «È terrorizzato - racconta sua madre Lamia, tenendosi la testa tra le mani - si sveglia di notte e rivive quei momenti terribili: l'evacuazione, lo sgombero, poi la casa presa dal fiume». Di quella casa acquistata facendo tanti sacrifici non rimane che un mutuo pesante come un macigno. 
 
SOLIDARIETÀA Zenson di Piave, dove la piena ha picchiato duro, quattro persone non hanno più nulla. È la famiglia Elkbir: madre e padre marocchini, due bimbi di 3 e 5 anni nati e cresciuti sul letto del Piave. Razza Piave verrebbe da dire. Ma che fare, ora? Lamia, suo marito e i loro due figli sono ospitati nella canonica di don Franco Zoggia. Sono musulmani, hanno davanti un crocifisso, ma è un dettaglio che conta poco o nulla. Conta l'umanità e il senso di disponibilità dell'intero territorio, che anche sui social si mobilita per trovare abiti, giochi, beni di prima necessità. Oggi saranno trasferiti a Loria, dove don Davide Schiavon, direttore della Caritas, ha trovato un alloggio di fortuna disponibile. Intorno a loro si sta organizzando una macchina di solidarietà incredibile. Lamia e Nadifi hanno bisogno di aiuto: oggi non hanno un tetto dove stare. E quando l'acqua scenderà troveranno una casa inagibile. «Chi ha la possibilità ci dia una mano» lancia un appello il Comune. 
L'INSEDIAMENTOIn realtà la loro non è l'unica famiglia extracomunitaria che sta pagando a caro prezzo la furia della natura. Da Nord a Sud infatti, le aree golenali sono abitate da anziani radicati alla propria terra e da giovani famiglie straniere che riescono ad acquistare stabili spesso datati in zone periferiche per rendere concreto il sogno di una vita stabile in Italia. I coniugi Elkbir avevano acquistato la loro casa nell'agosto del 2014, quando i campi erano verdi, la natura tranquilla. Non si erano preoccupati delle crepe interne, degli ammaloramenti, dello stato. Cosa fosse una golena neppure lo sapevano. Avevano visto il prezzo: potevano farcela. E il venditore li aveva rassicurati. È un buon affare. «I miei figli sono nati qui. Era il nostro sogno, il nostro futuro - confida Lamia -. Abbiamo fatto un mutuo e ora non abbiamo più nulla. I nostri parenti sono lontani e non sappiamo a chi chiedere aiuto». 

CASE NEL FANGOIl Piave lunedì notte era una furia. E dove ieri c'erano i campi oggi è più che laguna: un mare alto otto metri. Nel fondo sono restate case, staccionate, coltivazioni, oggetti, pezzi di vita e storie. Zenson aveva già conosciuto la piena del fiume nelle golene. «Ma un'esondazione di questo tipo non si vedeva dal 1966» spiega Giuseppe Serafini, responsabile operativo della Protezione Civile. Cinquanta uomini che lavorano da tre giorni h24, 30 famiglie sgombrate, fango e acqua ovunque: benvenuti nel paese liquido. Quello dove i riflettori non si sono fermati. «Il Piave saliva 45 centimetri ogni mezz'ora. Si è fermato a 40 centimetri dall'argine, sennò l'acqua sarebbe finita nel cuore del centro. Siamo stati ad un soffio dallo sgombero dell'intero paese» racconta il sindaco Daniele Dalla Nese. Attraversare le aree golenari è come percorrere un percorso lagunare. Di molte case si vedono solo i tetti. E dove l'acqua è scesa si trovano muri sventrati, cigli sfondati. Dentro solo fango. Ci vorranno circa 5 giorni per prosciugare l'area. Sempre che non piova. Martedì mattina, nonostante l'ordine di evacuazione, tra Ponte di Piave e Salgareda, sul lato opposto del fiume, tre persone hanno deciso di rimanere in casa. Non volevano abbandonarla. Sono stati tratti in salvo dai vigili del fuoco, che li hanno raggiunti in gommone. Non sono eroi, anzi. «Verranno denunciati» ha detto Pietro Signoriello, commissario prefettizio a Ponte di Piave. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino