Pfas, chiesti 121 anni di condanna per nove ex manager di Miteni: «Erano consapevoli di inquinare le acque»

Il processo è in corso nella Corte d'assise del Tribunale di Vicenza

Pfas, chiesti 121 anni di condanna per nove ex manager di Miteni: «Erano consapevoli di inquinare le acque»
VICENZA - Ammontano a 121 anni e 6 mesi di reclusione le richieste di condanna per il caso Miteni. Dopo 4 ore di requisitoria davanti alla Corte d’assise di Vicenza, dov’è in corso...

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VICENZA - Ammontano a 121 anni e 6 mesi di reclusione le richieste di condanna per il caso Miteni. Dopo 4 ore di requisitoria davanti alla Corte d’assise di Vicenza, dov’è in corso il processo a 15 ex manager per il maxi-inquinamento da Pfas, i pubblici ministeri Hans Roderich Blattner e Paolo Fietta hanno quantificato le responsabilità a carico di 9 imputati per i reati di avvelenamento delle acque, disastro ambientale, inquinamento ambientale, gestione di rifiuti non autorizzata e altri illeciti fallimentari.

In particolare sono stati chiesti 17 anni per Hendrik Schnitzer, Achim Georg Riemann, Alexander Nicolaas Smit e Brian Anthony Mc Glynn; 16 per Yuji Suetsune e Naoyuki Kimura; 12 per Luigi Guarracino, 5 per Antonio Nardone; 4 per Martin Leitgeb. 

 

La confisca

È stata invece domandata l’assoluzione, per non aver commesso il fatto, nei confronti di Maki Hosoda, Kenij Ito, Mario Fabris, Davide Drusian, Mauro Cognolato e Mario Mistrorigo: «Tutti erano consapevoli dell’inquinamento della falda che si propagava tra le province di Vicenza, Verona e Padova, ma alcuni non tanto da incidere sulle scelte da prendere», ha spiegato il pm Blattner.

Inoltre è stata sollecitata la confisca di una somma di 437.500 euro ciascuno per l’azienda Miteni, Nardone, Leitgeb e Mc Glynn.

 

Le parti civili

Oltre 200 le parti civili che si sono costituite nel procedimento, tra cui Regione, Comune e Provincia di Vicenza, ma soprattutto residenti nella zona contaminata. Come le Mamme No Pfas, come ha ricordato Laura Facciolo all’Adnkronos: «Siamo contente delle richieste di condanna che colpisce tutti i rappresentanti delle tre gestioni aziendali della Miteni perché si conferma l’ipotesi, che noi sabbiamo sempre sostenuto e che è stata provata anche dalle inchieste del Noe, che tutte e tre le direzioni aziendali che si sono susseguite negli anni sapevano che esisteva da sempre un enorme problema ambientale dovuto ai Pfas».

L’azienda di Trissino è poi fallita. «Tutti sapevano già tutto – ha aggiunto Facciolo – da sempre. Anche chi è subentrato per ultimo. Tant’è vero che l’ultima arrivata, la Icig, rilevò da Mitsubishi la Miteni per 1 euro, una cifra simbolica, proprio perché l’una e l’altra erano perfettamente al corrente che le spese di bonifica sarebbero state ben superiori al valore stesso dell’azienda. L’unica cosa che ci lascia un po’ l’amaro in bocca riguarda la richiesta di assoluzione per alcuni manager e tecnici locali. Forse proprio perché, essendo figure locali, li conosciamo molto meglio dei giapponesi e degli altri, rimaniamo convinte che anche loro fossero consapevoli della situazione di pesante inquinamento del sito».

Ha concordato l’europarlamentare verde Cristina Guarda: «Le condanne richieste dalla Procura di Vicenza confermano che avevamo ragione, le responsabilità c'erano e debbono essere sanzionate. Auspichiamo quindi che la sentenza confermi le richieste dei pm e ci riserviamo di approfondire le ricostruzioni alla base delle richieste di assoluzione».
 

 

 

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Il Gazzettino