VENEZIA - Le autorità locali e gli enti di controllo ambientali potrebbero aver avuto un ruolo chiave nel ritardare gli interventi amministrativi di bonifica e le indagini...
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«L'annotazione del Noe - afferma Greenpeace - pone seri interrogativi sull'operato della Provincia di Vicenza che in base agli esiti del progetto "Giada" condotto tra il 2003 e 2009, avrebbe dovuto richiedere verifiche approfondite proprio sullo stabilimento di Miteni. Quei dati evidenziavano notevoli incrementi di concentrazione di Btf (Benzotrifluoruri) nelle falde acquifere tra Trissino e Montecchio Maggiore ma secondo il Noe non sarebbero mai stati nemmeno formalmente inoltrati all'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente del Veneto (Arpav)». Dai documenti, sempre secondo Greenpeace, emerge che «Arpav avrebbe potuto far emergere l'inquinamento già nel 2006, quando tecnici dell'agenzia intervennero presso la barriera idraulica di Miteni: le operazioni di bonifica potevano partire in quel momento. Quanto emerge è gravissimo ma non ci risultano ulteriori filoni di indagine aperti dalla Procura di Vicenza a carico degli enti pubblici coinvolti».
«Noi non abbiamo in mano questa relazione, pur essendo preoccupati di quello che abbiamo letto» ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, commentando l'interrogazione presentata da due consiglieri regionali relativamente al tema Pfas. Premettendo che «sembra che la relazione parli di Pfas nel 2006, quando queste sostanze sono uscite nel 2008», Zaia ha poi aggiunto: «I tecnici leggeranno la relazione, riguardo a cui l'avvocatura si è attivata per averla. Se poi verrà confermato quello che è paventato, abbiamo assolutamente l'obbligo di far chiarezza su questo punto, è bene chiarire». «Noi, comunque, abbiamo un ottimo rapporto col Noe, siamo l'unica Regione che abbia introdotto limiti ai Pfas e più di così non sappiamo cosa fare - ha concluso -. Certo, ci vogliono poteri speciali, sui Pfas, perché è giusto che Dell'Acqua abbia la massima libertà di movimento».
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Il Gazzettino