​Pensioni, stop alle rivalutazioni dal 2019. In 600mila penalizzati a Nordest

Pensioni, stop alle rivalutazioni dal 2019. In 600mila penalizzati a Nordest
Stop alle rivalutazioni dal 2019: colpiti 402mila pensionati veneti e 183mila friulani. Sindacati in piazza oggi con presi nel Nordest e in tutt'Italia. «Siamo pronti a...

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Stop alle rivalutazioni dal 2019: colpiti 402mila pensionati veneti e 183mila friulani. Sindacati in piazza oggi con presi nel Nordest e in tutt'Italia. «Siamo pronti a mobilitarci contro questa manovra che vuole fare cassa sulle tasche dei pensionati», avvertono in una nota Elena Di Gregorio, Vanna Giantin ed Emanuele Ronzoni, segretari generali dei sindacati dei pensionati veneti della Cgil Cisl e Uil, dopo l'approvazione da parte del governo Conte dell'emendamento che penalizza tutti gli assegni previdenziali superiori a tre volte il minimo (1500 euro mensili lordi  circa, 1200 netti, altro che pensioni d'oro). Dal primo gennaio 2019 si sarebbe dovuto ritornare alla piena rivalutazione di tutte le pensioni, ma il governo ha deciso di proseguire la politica di adeguamenti parziali 

all'inflazione cominciata ormai otto anni fa, ai tempi del governo Monti-Fornero.

Un provvedimento che colpirà più di 400 mila pensionati veneti, circa un terzo del totale, con punte di 81mila nel Veneziano, 76mila in provincia di Padova, 67mila nel Trevigiano. «In Friuli Venezia Giulia saranno colpiti circa 183mila pensionati mentre i tagli a livello nazionale ammontano a circa 2,5 miliardi - commenta Ezio Medeot, segretario Spi Cgil Friuli VG - è inaccettabile che quando si abbia bisogno di risorse si colpisca i pensionati, negli ultimi 15 anni la nostra categoria ha perso circa il 15% del loro potere d'acquisto. E ricordo infatti che questo intervento avrà ripercussioni anche sugli assegni futuri. Per questo abbiamo deciso che oltre alla mobilitazione di oggi ci saranno anche altre manifestazioni l'anno prossimo».

Le segreterie venete di Spi Cgil, Fnp Cisl e UilP hanno organizzato per oggi alle ore 10.30 un presidio a Venezia (Campo San Maurizio, fronte Prefettura). Altre iniziative del genere sono in programma in Friuli Venezia Giulia e in tutt'Italia. «È stata nuovamente tradita la fiducia dei pensionati italiani, sono loro a pagare il prezzo più alto della manovra con una scelta profondamente ingiusta - dicono Di Gregorio, Giantin e Ronzoni-. Ed è stato completamente disatteso l'accordo firmato dai sindacati nel 2016 con il precedente governo che prevedeva, fra l'altro, il non ricorrere più in meccanismi di perequazione peggiorativi come questo. Altro che cambiamento. È un furto legalizzato».

Il meccanismo è nella manovra delineata dal governo in via di approvazione alla Camera. Nel dettaglio, si rivalutano al 100% solo i trattamenti fino a 1.521 euro (e qui, non ci sono novità rispetto a quanto precedentemente previsto). Le pensioni più alte, invece, per il periodo 2019-2021, vengono indicizzate in base a un meccanismo a scaglioni. Facendo i conti, gli assegni pensionistici di importo compreso tra 1.522 e 2.029 euro, verranno rivalutati al 97%; quelli da 2.030 euro a 2.537, del 77%; si scende al 52% per gli importi da 2.538 a 3 mila 42 euro; e ancora la percentuale si attesta al 47% per gli importi da 3.042 fino a 4.059 euro; il 45% è la percentuale di rivalutazione sulle pensioni fino a 4.566 euro; solo il 40% di rivalutazione per quelle di importo superiore.

CORTE COSTITUZIONALE

Questa fetta di manovra però ha un altro problema di prospettiva. Il precedente ministro del Lavoro Poletti aveva emanato un decreto proprio in materia di rivalutazioni che istituiva dei blocchi agli automatismi, a cui era seguita nel 2015 una sentenza della Corte costituzionale che aveva dichiarato illegittimo quel blocco delle rivalutazioni deciso dalla riforma Monti del 2011, sanato poi dal governo Renzi con un bonus una tantum versato nell'agosto 2015. Il governo Letta del 2014 invece aveva reintrodotto le rivalutazioni delle pensioni per il trattamento superiore a tre volte il minimo che ha comportato per circa 470mila pensionati veneti una perdita in totale di 140,5 milioni nel triennio 2014-2016. Ora il nuovo intervento del governo Conte che prevede adeguamenti parziali all'inflazione per un triennio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino