Luxottica, in 150 vanno in pensione: "piange” la cassa di solidarietà

La massiccia adesione al progetto di pensione anticipata del Governo ha messo in crisi la cassa solidale di Luxottica
AGORDO - Sono 150 i dipendenti di Luxottica che hanno colto l’opportunità – offerta dallo Stato - di andare in pensione due anni prima del termine naturale,...

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AGORDO - Sono 150 i dipendenti di Luxottica che hanno colto l’opportunità – offerta dallo Stato - di andare in pensione due anni prima del termine naturale, persone di età compresa tra i 57 e i 63 anni che, secondo la previsione, non sottoscriveranno più in numero massiccio l’adesione alla Cassa Solidarietà Aziendale Lavoratori di Luxottica. 

I CONTI
Il welfare dei lavoratori regge nell’anno del Covid con 2.643 associati e 322.700 euro di contributi erogati nel 2020. È stato un anno del tutto particolare anche per la Csa istituita dai lavoratori, su proposta delle organizzazioni sindacali, nel 1996. Esempio virtuoso di welfare contrattato a livello aziendale, Csa è presente negli stabilimenti Luxottica di Agordo, Sedico produzione, Sedico logistica, Sedico 3, Cencenighe, Pederobba (Treviso) e Lauriano Po (Torino). Al 31 dicembre 2020 contava 2.643 associati, in linea con l’anno precedente, con i relativi familiari a carico (circa 2.800) che possono beneficiare delle stesse prestazioni. «L’andamento netto degli iscritti - sottolinea il vicepresidente Diego Palmeri - è rimasto costante anche nell’anno della pandemia, anche se ci troviamo ora a dover fare fronte ad un’uscita anticipata dal mondo del lavoro di molti soci della prima ora, ben 150 in sei mesi, giunti vicino all’età pensionabile e andati in pensione in anticipo beneficiando dell’incentivo all’esodo messo in campo dall’azienda». 
«Il bilancio chiude quest’anno con un negativo di 20mila euro del tutto prevedibile perché legato soprattutto alla forte richiesta di copertura delle spese sanitarie - spiega il presidente Fabrizio Campedel -. In realtà avevamo previsto una chiusura con perdite maggiori, ma il minor accesso alle strutture sanitarie per prestazioni ‘normali’ legato al lockdown e alla pandemia ha prodotto minori richieste di rimborso. L’attività più importante della Csa è infatti solitamente legata al settore della spesa sanitaria», quest’anno in controtendenza. 

IL CALO


La flessione del 2020 (dagli oltre 204mila euro erogati nel 2019 ai 177.781 del 2020) è causata dalle restrizioni imposte dal Covid che hanno limitato gli spostamenti. È aumentata l’erogazione dei contributi per gli assegni di maternità: sono 35 contro i 27 dell’anno precedente. Aumentate le richieste per le spese legate alla gestione dei figli piccoli: rette di asili nido, spese scolastiche per citare due esempi. La Cassa, nel 2020 ha erogato 35mila euro per spese scolastiche, contributo messo in campo nel 2019 e accolto con entusiasmo dai soci, 32.700 euro in assegni di maternità (in base all’Isee il contributo può arrivare fino a 1500 euro per figlio), 49.385 per apparecchi ortodontici, 26.300 per spese universitarie, oltre ad aver stipulato numerose vantaggiose convenzioni con studi medici, dentistici, poliambulatori, ottiche e sanitarie che prevedono tariffe vantaggiose a beneficio dei Soci e loro familiari a carico. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino