Pensionato derubato e strangolato, forte sconto di pena all'assassino

I rilievi all'interno del garage dopo l'omicidio di Berveglieri
ROVIGO - Uno sconto sostanzioso, ben 7 anni, per Abdelilah Soussoh, che la notte fra il 25 e 26 gennaio del 2015 ha strangolato e derubato il 78enne Sereno Berveglieri nella sua...

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ROVIGO - Uno sconto sostanzioso, ben 7 anni, per Abdelilah Soussoh, che la notte fra il 25 e 26 gennaio del 2015 ha strangolato e derubato il 78enne Sereno Berveglieri nella sua casa di San Pietro Polesine. Questa è la riduzione della pena che la Corte d'assise d'appello di Venezia, pur riconoscendone la colpevolezza, ha deciso nei confronti del 31enne marocchino condannato a 18 anni di reclusione, 17 anni e 4 mesi per l'omicidio volontario e 8 mesi per il furto. 


In primo grado la Corte d'Assise del Tribunale di Rovigo lo aveva condannato a una pena complessiva di 25 anni, 24 per l'omicidio e 1 per il furto, escludendone però il vincolo della causalità. Proprio quello che, invece, aveva evidenziato il pm Fabrizio Suriano richiedendo l'ergastolo. Il processo di primo grado aveva delineato i contorni di storia torbida con l'omicidio consumatosi all'interno della casa dove l'anziano muratore in pensione viveva solo e dove è stato trovato, due giorni dopo, dalla nuora, steso a terra senza vita, con in testa ancora il sacco con il quale era stato soffocato. Soussou e la ex compagna hanno riferito entrambi di aver avuto una frequentazione con la vittima e, in due occasioni, di aver fatto sesso davanti a lui per compiacerlo, proprio nella tavernetta dove è stato poi ucciso. 

 Soussou, secondo la ricostruzione dell'accusa, riceveva dall'anziano favori, come sigarette, birre e passaggi in auto, ma anche denaro. E sarebbero stati proprio i soldi il movente dell'omicidio, non premeditato. Il 31enne, infatti, in quei giorni era stato lasciato dalla compagna e anche cacciato di casa dal fratello: era senza lavoro e senza un tetto. A portare i carabinieri sulle tracce di Soussou dopo lunghe e approfondite indagini, erano state le telefonate intercorse con la vittima e il tracciamento del suo cellulare che ha condotto i militari fino ad Empoli, dove era ospite da un amico e dove è stato arrestato all'alba del 18 febbraio 2015.

Un momento di svolta nel lavoro degli inquirenti, il ritrovamento dell'auto, rubata a Berveglieri e parcheggiata in via Felisatti a Ferrara, a due passi dalla stazione, con tanto di multa. A chiudere il cerchio, il ritrovamento da parte del Ris di impronte e tracce del Dna di Soussou su una lattina di birra nel bidone della spazzatura nella casa della vittima. Soddisfatto il difensore di Soussoh, avvocato del foro di Padova Enrico Cogo: «Questa pena consente all'imputato di vedere un futuro, considerando che ha compreso la gravità del proprio errore e che ha ammesso la propria colpa».
Il 31enne ha già passato in carcere circa 3 anni, quindi ora gliene restano circa 15 da scontare.

La rimodulazione della pena è arrivata anche grazie all'utilizzo del cosiddetto concordato in appello, una sorta di patteggiamento, possibile anche in caso di omicidio, che fa parte del pacchetto di novità procedurali introdotte dalla Riforma Orlando.
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Il Gazzettino