BELLUNO - Il pedofilo delle disco, che adescava anche su Facebook rischia 8 anni e 8 mesi. È la richiesta pronunciata ieri, nel processo che si è tenuto a Venezia...
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LE ACCUSE
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il 25enne, spacciandosi per donna dal profilo Facebook “Martina Mimì” avrebbe adescato minorenni dal 2014 fino al 2018. I ragazzini, affascinati da quella che pensavano una donna avrebbero inviato video hard e altre immagini delle sue parti intime. È in quel momento che il 25enne si toglieva la maschera e chiedeva sesso per non diffondere le immagini agli amici della vittima su Facebook. In questo modo avrebbe intrappolato 9 minorenni, con età inferiore ai 14 anni, dal 2014 al 2017.
RECIDIVO
Nella sua casa della Valbelluna venne sottoposto a una prima perquisizione a gennaio 2017 con sequestro di tutto il materiale informatico, dove vennero trovate le immagini pedopornografiche. Le diffondeva nel gruppo whatsapp “kid assed f..” con altri 20 amici. Ma il pedofilo non si fermò dopo il primo arresto. A distanza di 10 mesi continuò a scaricare e diffondere foto e avrebbe anche violentato ancora un ragazzino, adescato sempre come “Martina Mimì”. Lo costrinse poi a praticargli un rapporto orale, mostrandogli una pistola. Il minore parlò con i genitori e partì una nuova denuncia e una nuova perquisizione: il 25enne aveva già accumulato 383 files di minori in atti sessuali sul suo cellulare. Altri 1456 raccolti in un altro cellulare. Era il febbraio 2018: venne arrestato e scoppiò il caso.
DI FRONTE AL GIUDICE
Ieri a Venezia è stato sentito il teste, chiamato dalla difesa. Il gestore della discoteca Paradiso, Gino Rampado, che in passato diede lavoro al ragazzo, come buttafuori. Una testimonianza flash, condotta dal giudice Roberta Marchioro: al termine le parti sono state invitate a discutere. Il pm nelle sue richieste non ha concesso le attenuanti per il vizio parziale di mente. La difesa, con l’avvocato Cesa, ha puntato sul vizio totale di mente, depositando una perizia del dottor Cestaro, che ha avuto in cura il 25enne da aprile 2017. Ha diagnosticato all’imputato un disturbo bipolare e una capacità mentale ridotta. Ha chiesto l’assoluzione o il minimo della pena. Le parti civili hanno chiesto un totale di 80mila euro di danni. Oltre alle due vittime costituite con gli avvocati Roberta Resenterra di Feltre e Lucia Crosato, un terzo ragazzino era rappresentato dall’avvocato Liuba D’Agostini, che però non ha potuto costituirsi parte civile, perché fuori termini. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino