Adescava ragazzini sui social fingendosi donna: 6 anni al pedofilo

Adescava ragazzini sui social fingendosi donna: 6 anni al pedofilo
SANTA GIUSTINA - È caduto uno dei 9 capi d’accusa e la pena è scesa da 9 a 6 anni e mezzo. Confermata ieri la condanna per Bruno Minute, 27enne di Santa...

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SANTA GIUSTINA - È caduto uno dei 9 capi d’accusa e la pena è scesa da 9 a 6 anni e mezzo. Confermata ieri la condanna per Bruno Minute, 27enne di Santa Giustina che era finito nei guai per due violenze sessuali consumate a danni di minori e per 7 tentate, su ragazzini che avevano anche meno di 14 anni. La sentenza è stata pronunciata ieri dalla Corte d’Appello di Venezia che ha rideterminato la pena in 6 anni e 6 mesi e 20 giorni di reclusione. Il perito, incaricato dai giudici di secondo grado, aveva accertato la capacità dell’imputato e il processo è arrivato ieri alla conclusione. Doveva rispondere di 14 capi di imputazione, in continuazione: violenze sessuali, sostituzione di persona, violenza privata e detenzione di materiale pedo-pornografico (reato di competenza della Procura distrettuale, per questo il processo era a Venezia). 

Minute avvicinava i ragazzini tramite Facebook, spacciandosi per donna “Martina Mimì”. Erano 9 le parti offese sia bellunesi che di fuori provincia, ma solo 2 si sono costituite parte civile con gli avvocati Roberta Resenterra di Feltre e Lucia Crosato di Treviso, per le quali è stato deciso un risarcimento di 38mila euro. L’imputato era difeso dall’avvocato Pierluigi Cesa. Le indagini iniziarono nel 2015, quando una delle vittime, violentato quando aveva solo 12 anni, denunciò il fatto ai carabinieri di Santa Giustina. Il pedofilo agiva vicino ai locali notturni, anche a Sedico o alle scuole. Poi scattava la trappola su Facebook, dove si spacciava per una donna. Infine le minacce, anche mostrando una pistola finta che teneva alla cinta dei pantaloni. Venne sottoposto a una prima perquisizione in casa a gennaio 2017 con sequestro di tutto il materiale informatico, dove vennero trovate le immagini pedopornografiche. Le diffondeva nel gruppo whatsapp “kid assed f..” con altri 20 amici. Nel dicembre del 2017 finì in carcere, ma non si fermò. A distanza di 10 mesi continuò a scaricare e diffondere foto e avrebbe anche violentato ancora un ragazzino, adescato sempre come “Martina Mimì”. Lo costrinse poi a praticargli un rapporto orale, mostrandogli una pistola. Il minore parlò con i genitori e partì una nuova denuncia e una nuova perquisizione: il 25enne aveva già accumulato 383 files di minori in atti sessuali sul suo cellulare. Altri 1456 raccolti in un altro cellulare. Era il febbraio 2018: venne arrestato e scoppiò il caso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino