Pedemontana, l'ostacolo ferrovia: se non si fa la Tav, resta monca

Il casello di Montecchio Maggiore, confluenza tra A4 e Pedemontana
VENEZIA - Un’opera inutile. O, quantomeno, utilizzabile solo per un pezzo. E, quindi, così “scomoda” da indurre gli automobilisti a scegliere altre vie....

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VENEZIA - Un’opera inutile. O, quantomeno, utilizzabile solo per un pezzo. E, quindi, così “scomoda” da indurre gli automobilisti a scegliere altre vie. Ecco cosa si prospetta per la Pedemontana Veneta, la superstrada a pagamento di cui è stato aperto un primo tratto e che dalla fine del 2020 dovrebbe collegare Spresiano, in provincia di Treviso, con Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, per collegarsi all’autostrada A4. Solo che ieri è stato ufficializzato che l’innesto con l’A4 nel 2020 non ci sarà. E non si sa nemmeno quando potrà esserci. Dunque, a Montecchio la Pedemontana finirà, gli automobilisti dovranno uscire e a quel punto immettersi in un girone dantesco di viabilità locale, strade urbane che già ora sono intasate, per raggiungere, dopo circa 5 chilometri, l’attuale casello di Montecchio dell’A4. Il paradosso è che a trasformare in un troncone senza sbocco la Pedemontana sono le incertezze sulla Tav: siccome l’alta velocità nel tratto Verona-Vicenza è in balìa del ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, Rfi ha comunicato che non sottoscriverà l’atto necessario per procedere con il nuovo casello di Montecchio. La motivazione di Rfi è semplicissima: se non ci fanno fare la Tav, perché dovremmo fare altro?


LA STORIA Un passo indietro. A Montecchio è prevista dalla fine degli anni ‘90 la costruzione del nuovo casello autostradale, comprendente il raccordo alla Superstrada Pedemontana Veneta, inserita finanziariamente negli impegni della società Autostrada Brescia-Padova a seguito del rinnovo della concessione per la gestione della A4, appunto, tra Brescia e Padova. L’intoppo arriva nel 2014, quando il decreto legge 133 mette un tetto sulla quota massima dei lavori in house e così la società autostradale, che aveva affidato l’opera alla Serenissima Costruzioni spa, risolve il contratto. Nel frattempo, nel 2006, il Cipe aveva approvato il progetto preliminare della Pedemontana, nel quale era previsto di realizzare tutti gli svincoli sulle autostrade intersecate, A31 e A27, tralasciando quello su A4 in quanto già programmato e finanziato. Solo che, con il decreto legge 133/2014, tutto si rallenta. E nel 2017 entra in ballo la Tav: il Cipe approva il progetto definitivo della tratta Verona-Vicenza e, in considerazione dell’interferenza della nuova linea ferroviaria con l’autostrada A4 e il nuovo svincolo con realizzazione in capo ad altro soggetto, impone a Rfi una prescrizione: “Stipulare, prima dell’avvio dei lavori sia della tratta AV/AC (a cura di Rfi) sia del nuovo svincolo di Montecchio Maggiore (a cura del concessionario autostradale), tra Rfi, ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti-Direzione Generale per la Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali, società Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova spa e il GC Iricav Due, un’apposita convenzione per regolamentare la realizzazione in contemporanea dei lavori dei manufatti di sottoattraversamento dell’Autostrada A4 nel Comune di Montecchio Maggiore in modo da non comportare maggiori oneri per l’opera pubblica”. Dunque, serve una convenzione con Rfi. Ma Rfi - ha comunicato ieri la Regione - “non è in grado di sottoscrivere alcun atto, considerate le molte incertezze sulla possibilità di realizzazione della loro infrastruttura”.

LE PROSPETTIVE Cosa succederà adesso? Il sindaco di Montecchio, dove ieri si è tenuta una riunione con i rappresentanti di Regione, Provincia e Autostrada, è comprensibilmente preoccupato: senza l’innesto sull’A4, il traffico della Pedemontana si riverserà sulla viabilità locale, che già ora è intasata. Ma anche la Regione, tenuta a pagare un canone alla concessionaria Sis, dovrebbe preoccuparsi: se la nuova superstrada finirà nel nulla, il tratto vicentino da Malo a Montecchio rischia di essere snobbato dagli automobilisti, indotti a prendere l’A31 dopo Breganze per evitare il traffico locale. Meno traffico per la Regione significa minori introiti da pedaggi. E tutto per una Tav che ancora non c’è. 
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Il Gazzettino