VENEZIA - In un mondo sempre più globalizzato per il riscatto dalle situazioni umane di degrado è necessaria la globalizzazione della fratenità. È questo il messaggio che il...
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La marcia è partita dalla chiesa di S. Zandegolà, sede e luogo abituale d'incontro della comunità ortodossa russa, dopo un primo momento di riflessione, introdotto dal giornalista Edoardo Pittalis che ha ricordato gli eventi e le morti della Grande Guerra e un comune momento di preghiera contro le inutili stragi di oggi, e in particolare per l'Ucraina. Ad intonare l'iniziativa - coordinata dalla Pastorale sociale e del lavoro del Patriarcato insieme ad altre realtà diocesane e non solo - è stato, come sempre, il motto e il messaggio del Papa «Non più schiavi ma fratelli» per la Giornata mondiale della Pace celebrata il 1. gennaio. Il lungo corteo di oltre 250 persone si è snodato tra canti e preghiere per le calli veneziane, attraversando il ponte degli Scalzi, fino a campo Ss. Apostoli dove la marcia-veglia per la pace si è conclusa in un altro luogo simbolico: l'ex Oratorio della «Scuola dell'Angelo Custode» che ospita abitualmente la comunità evangelica-luterana di Venezia. Il patriarca ha incitato i presenti a guardare gli ultimi, i più colpiti dalle guerre. «Le guerre sono quelle azioni che l'umanità non comprende mai abbastanza - ha detto monsignor Moraglia -. La novità cristiana è essere uomini e donne di pace. Abbiamo un compito: i focolai di guerra cominciano là dove non incontro l'altro come fratello. La guerra inizia dal nostro cuore, dal nostro sguardo, dal nostro tono di voce, da una società non capace di fratellanza. Il perdono è la dichiarazione di pace, quando uno perdona un altro scoppia la pace, la vita». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino