Passi dolomitici chiusi. Niente più auto e moto: solo silenzio

Il passo Pordoi
Passi chiusi. Ma non vuoti. Il Cai sta dalla parte del silenzio sulle Dolomiti. Però spinge per creare un sistema in grado di portare ad una chiusura «indolore»...

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Passi chiusi. Ma non vuoti. Il Cai sta dalla parte del silenzio sulle Dolomiti. Però spinge per creare un sistema in grado di portare ad una chiusura «indolore» dei valichi. Di tutti, non solo del Sella. La sperimentazione va bene, dicono dai club alpini del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, del Trentino e dell'Alto Adige. «Purché non diventi controproducente». Ergo, avanti tutta con la regolamentazione del traffico veicolare e con la creazione di modelli alternativi: bus navette dal fondovalle, spazio alle biciclette, eventi culturali e iniziative mirate per far scoprire i passi a piedi. Niente auto e niente moto sul Sella, sul Pordoi, sul Fedaia e su tutti gli altri grandi passi dolomitici. «Che rappresentano una preziosa sintesi della storia naturale e umana del patrimonio dell'umanità - premettono i Cai del Triveneto -. Tali peculiarità hanno determinato negli ultimi decenni una crescente pressione, urbanistica e viabilistica, che ne ha stravolto la fisionomia, arrivando a trasformare alcuni tra i più bei valichi alpini in «non luoghi». Proprio da qui, dal rumore e dal traffico di un mese all'anno, è partita la richiesta di chiudere i passi ad auto e moto. Suffragata dalla Fondazione Dolomiti Unesco e da uno studio dell'Eurac di Bolzano relativo ai flussi di traffico.


IL SONDAGGIO La proposta del Cai: chiudere tutti i passi dolomitici ad auto e moto. Che ne pensate?

E la settimana scorsa è stato ufficializzato che dal prossimo anno partirà la chiusura sperimentale del Passo Sella. Il tutto tra le ire più o meno dichiarate della Regione Veneto e delle associazioni degli albergatori, preoccupati delle conseguenze sui flussi turistici del Veneto e della montagna bellunese in particolare. Adesso il Cai rilancia: non solo chiusura, ma ripensamento integrale di cosa devono essere i passi dolomitici: «Ormai è il momento di scelte strategiche complessive, che riguardano anche la mobilità sui fondovalle». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino