«Sono una partita Iva di 30 anni: non mi affittano nemmeno una mattonella»

Francesca Paluan
PADOVA - «Sto cercando un posticino dove andare a vivere, ma sto scoprendo che non ti affittano nemmeno una mattonella se hai la Partita Iva». A sfogarsi è...

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PADOVA - «Sto cercando un posticino dove andare a vivere, ma sto scoprendo che non ti affittano nemmeno una mattonella se hai la Partita Iva». A sfogarsi è Francesca Paluan, fotografa trentenne di Carceri (Padova), la cui denuncia su Instagram è diventata immediatamente virale accompagnata da una marea di messaggi da parte di giovani precari che si trovano nella sua stessa situazione. La ragazza in questione è nota perché gestisce Haiku Veneti, la pagina Instagram da quasi 100mila follower diventata famosa grazie alle frasi tipiche in dialetto condivise perfino dal governatore Zaia. E la sua denuncia - «Coi schei se fa tutto» - rientra perfettamente nello stile che l’ha resa celebre sui social. 


IL MESSAGGIO
Francesca lavora come fotografa e creatrice di video: a fatica, si è costruita un giro di clienti e riesce a spaziare dai matrimoni alla pubblicità aziendale. Soddisfatta del suo lavoro, vorrebbe però uscire di casa e crearsi una dimensione personale indipendente. «Mi sto muovendo per trovare una sistemazione a Monselice, città di provincia che ha 17mila abitanti e non è un contesto dai prezzi proibitivi - spiega la professionista - Assieme alla persona con cui vorrei vivere abbiamo battuto ogni strada. Siti internet, applicazioni e giri di telefonate in agenzia. Ci hanno risposto che senza un contratto indeterminato, meglio due, è difficile ottenere una risposta positiva». Ma Francesca ha una partita Iva e il suo partner ha un lavoro a tempo determinato. Prosegue: «È stato impossibile convincere le agenzie anche dimostrando il fatturato o dicendo che i genitori avrebbero fatto da garanti. Un indeterminato, poi, non è una sicurezza assoluta per il futuro, perché possono licenziarmi o io stessa posso dimettermi. Che fare? Aspetteremo tutti il posto fisso e rimarremo a casa di mamma e papà a bighellonare?». La decisione di farsi avanti non è stata semplice: «Temevo commenti negativi, come quelli espressi sugli universitari che hanno protestato in tenda contro l’emergenza abitativa. Non vorrei leggere frasi fatte e stereotipi».
L’uscita arriva poche settimane dopo il caso, emerso a Padova, relativo alle difficoltà denunciate dagli stranieri nel trovare casa in affitto. Emblematiche la vicenda di una ragazza italiana di origine tunisina, resa nota direttamente dal sindaco Giordani, e quella del produttore di video Matt Evans, padovano d’adozione ma ucraino di nascita: «In tv vengo presentato come una star ma a Padova non riesco a trovare casa». Ora una nuova denuncia: quella di chi non riesce a firmare un contratto d’affitto per via del lavoro precario. 


LE AGENZIE 
Per le agenzie immobiliari parla Silvia Dell’Uomo, presidente di Fimaa Padova: «Noi siamo semplicemente dei mediatori. In ultima istanza, le decisioni spettano ai proprietari degli immobili. Sono loro che dicono a noi che tipo di inquilini desiderano e le referenze richieste. Certo, in un periodo di incertezza economica si tende a preferire controparti solvibili, ma il problema principale è che non ci sono appartamenti in affitto. Siamo in piena emergenza abitativa». 
Per l’associazione di categoria, le cause del fenomeno sono da ricercarsi nella grande attrattività di Padova come città universitaria e in «un autentico boom turistico che sta interessando la città. Gli appartamenti nelle città d’arte vengono destinati ad affitto turistico, con cui si guadagna 10 volte tanto e si ha sempre il bene a disposizione. Oltretutto, diversi immobili sono ancora in fase di riqualificazione con il superbonus». 


Per le agenzie di Monselice parla Attilio Nin, della Mardegan e Rossetto: «Tendenzialmente, i giovani non fanno fatica a trovare casa, ma molto è legato a quanto guadagnano e alle loro credenziali. Per i liberi professionisti, i proprietari chiedono un fatturato di almeno 20-25mila euro lordi. Dei miei clienti uno su quattro è una partita Iva e sono tutte persone affidabili». Senza la classica “buona parola”, in sostanza, è difficile. Ma anche qui Francesca ha già trovato uno slogan social: «‘Ndaremo tutti statai». «Andremo a fare tutti gli statali». L’ennesima battuta, ma colma di amarezza.
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Il Gazzettino