In pensione da 98 anni, la nonnina da record spegne 105 candeline

Parisina Maria Canzan, 105 anni portati bene
SEDICO - C'è chi non arriva alla pensione e chi muore al...

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SEDICO - C'è chi non arriva alla pensione e chi muore al momento di arrivarci. Poi c'è chi - senza rubarla, sia ben chiaro - prende la pensione da 98 (avete letto bene: nessun refuso) anni. Parisina Maria Canzan, di Libano di Sedico provincia di Belluno, ha tagliato il 9 agosto il traguardo dei 105 anni. È lei, probabilmente, la pensionata di più lungo corso della storia d'Italia. Una storia drammatica ed esemplare, la sua, che si ricollega alle vicende della Grande Guerra. Pagine da libro di storia, per i più. Ricordi d'infanzia per pochissimi, ormai. E i suoi ricordi sono drammatici. Perchè è dall'età di sette anni che Parisina è invalida di guerra e, appunto per questo, pensionata. «Aveva sette anni - racconta il figlio  Luciano Candeago - quando, nel 1918, durante l'occupazione tedesca , mentre andava a Belluno, a piedi col nonno, raccolse un sacchetto abbandonato che le scoppiò tra le mani provocandole gravi ferite ad una gamba, a un piede e alla testa. Ora le manca il polpaccio ed un timpano le è scoppiato in quella circostanza provocandole la perdita dell'udito dall'orecchio sinistro (il destro necessita dell'apparecchio). Dopo due anni di sofferenze, a Venezia fu riconosciuta la sua invalidità davanti ad una commissione medica che ascoltò commossa il suo racconto e le assegnò appunto una piccola pensione. Una pensione che, nel corso degli anni si è rivalutata e che, adesso, le consente di prendere circa cinquecento euro al mese». L'incidente accadde proprio negli ultimi giorni di guerra. «Successe proprio - racconta sempre Luciano - quando ormai sembrava che il conflitto stesse spegnendosi.(((pasuche))) Anche gli austroungarici erano rassegnati. Fu proprio un carro di militari austriaci a caricare mia mamma ferita e a trasportarla a Belluno dalle scuole di Chiesurazza, dove avvenne l'esplosione. A Belluno, poi, la mamma fu curata da un certo dottor Pagello che le salvò la gamba con il suo intervento». Dell'esplosione, Maria ricordò sempre soprattutto la luce abbagliante. «Un lampo accecante» - lo chiama lei. Ma non fu certo una vita da pensionata, poi, quella che nonna Maria affrontò. Fu una vita segnata dal duro lavoro. Un lavoro che le diede anche non poche soddisfazioni professionali. Le menomazioni fisiche incisero sulla sua gioventù, ma lei seppe reagire. Esercitò, infatti, dapprima la professione di sarta e soprattutto si dedicò all'arte della fotografia, aiutando dapprima il padre, valente fotografo del paese e, dopo un’altra guerra mondiale, la seconda, munita di macchina fotografica Rollei, scattando lei stessa le foto che fissarono sulla pellicola le più importanti cerimonie della vita del paese. Maria Calvani, perchè così un po’ tutti la chiamano in paese, ha due figli, Luciano a Ennio, che l'hanno festeggiata, con i nipoti, in casa di riposo dove ha avuto luogo una sobria cerimonia. Le è stata dedicata qualche canzone, cantata sottovoce per non disturbare gli altri ospiti. E, naturalmente, per lei è stata anche tagliata una torta che esibiva in bella mostra il numero 105.
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Il Gazzettino