Scandalo del "corvo", il Papa condanna don D'Antiga: torna allo stato laicale

VENEZIA Don Massimiliano D'Antiga
VENEZIA - «Con decisione suprema e inappellabile Papa Francesco ha ridotto allo stato laicale don Massimiliano D'Antiga, ex parroco di San Zulian e amministratore di San...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - «Con decisione suprema e inappellabile Papa Francesco ha ridotto allo stato laicale don Massimiliano D'Antiga, ex parroco di San Zulian e amministratore di San Salvador». Questa la conclusione di una vicenda durata   anni e iniziata col rifiuto di don Massimiliano di obbedire al trasferimento  che aveva suscitato «reiterate e gravi violazioni della legge canonica nei confronti della comunione ecclesiale» come riporta una nota del Patriarcato di Venezia diffusa oggi, 11 dicembre.

A don D’Antiga era stato chiesto di diventare  cappellano corale della Basilica di San Marco  «per il quale egli stesso, in più occasioni, in precedenza, si era detto portato; avrebbe inoltre continuato a seguire, come gli fu subito comunicato, il gruppo dei genitori “con un figlio in cielo”, nella stessa chiesa di San Zulian, a 100 metri dalla Basilica, dove abitualmente si ritrovano; in tal modo consentendo il necessario riassetto pastorale della zona, con cui tre parrocchie e due rettorie venivano affidate ad un solo parroco coadiuvato da un aiuto».

Alla disobbedienza era seguita la consegna a don Massimiliano di un precetto con cui gli si chiedeva di trascorrere un periodo di 3 mesi in una comunità sacerdotale presso una casa religiosa, non distante da Venezia, dove avrebbe goduto di un competente aiuto psicologico e spirituale, così che, ritrovata la necessaria serenità, potesse ritornare. Nel frattempo la Procura di Venezia si concentrava sul "corvo", autore dell'affissione di manifesti a sostegno di d' Antiga, che si firmava fra Tino, per i quali veniva identificato un amico e collaboratore del sacerdote.

«La Congregazione per il Clero ha ravvisato la sussistenza dei comportamenti di “istigazione alla rivalità, all’odio e alla disobbedienza”, “lesione illegittima della buona fama”, “abuso della potestà ecclesiastica”, e di inosservanza del “dovere di conservare sempre la comunione con la Chiesa”, del “dovere dei chierici di condurre una vita semplice e del distacco dai beni” e “dell’obbligo di astenersi da ciò che è sconveniente e alieno dallo stato clericale”, con la “speciale gravità” implicata dalla “necessità di prevenire o riparare gli scandali”, ed ha perciò deliberato di portare la questione al Sommo Pontefice per la decisione finale».

Che si è espresso per la riduzione allo stato laicale del sacerdote. 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino