Il palazzo del leggendario allenatore dell'Inter cade a pezzi, multe alla vedova Herrera: «Degrada la Pescheria»

Casa Herrera in Pescheria
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TREVISO - «Devo pensare bene a cosa fare in futuro». Questo, in sintesi, il contenuto della lettera inviata al settore Urbanistica di Ca' Sugana da Fiora Gandolfi, vedova di Helenio Herrera, il leggendario allenatore della Grande Inter che ha scelto di passare gli ultimi anni della sua vita a Venezia, dove è morto nel 1997. La signora, scrittrice, ed ex giornalista, vive ancora nella città lagunare, forte di un legame diventato sempre più stretto col passare degli anni. È la proprietaria di una porzione dello storico edificio che si trova all'incrocio tra via e vicolo Pescheria, proprio di fronte al Cagnan e all'isoletta immortalata in migliaia di foto. Uno degli angoli più suggestivi della città, dove si respira l'essenza della trevigianità. Ma rovinato dallo stato di degrado proprio di quel palazzo: abbandonato, cadente, pieno di crepe, con l'intonaco sgretolato, le finestre rotte, sprofondato in un degrado decisamente fuori luogo. Ma questo è il meno: quell'immobile così carico di storia ma fiaccato dagli anni, disabitato da moltissimo tempo, è diventato la casa di una colonia di topi oltre che rifugio per decine di colombi. E il Comune ha chiesto alla proprietaria come intenda muoversi per affrontare il problema. Ricevendo una risposta interlocutoria.

LA SFIDA
Sono anni che l'amministrazione tenta di risolvere la situazione a colpi di solleciti e di multe. Tutte regolarmente pagate. Ma senza che la situazione migliori. Una parte dell'edificio, di proprietà di un altro privato, è stata rimessa a posto. Ma quell'angolo no. Viene ripulito, ma resta sempre una tana per i ratti. Al punto che l'ufficio Ambiente, saltuariamente, è costretto a rinnovare lo schieramento di trappole (ratbox) per limitarne la proliferazione. E dopo l'ultimo sollecito spedito dagli uffici alla vedova Herrera, è arrivata la risposta che di fatto non risolve nulla. Una situazione analoga si era già verificata nel 2010, e anche allora la pulizia venne fatta dopo i solleciti da parte di Ca' Sugana. E poi si è ripetuta nel 2019: altro sollecito, altra pulizia ma senza risolvere il problema alla base. Ora, con l'aumento delle presenze turistiche, quell'angolo così degradato in un contesto di pregio, è ancora meno sostenibile. Per non parlare dei disagi che stanno creando i topi, già naturalmente presenti per via del fiume, ma ora ancora più sicuri per via della possibilità di avere un riparo sicuro dentro la casa.

LE CONTROMISURE
La Polizia locale sta tenendo monitorata la situazione. «L'edifico è oggetto di costante monitoraggio sia dal nucleo antidegrado che dal nucleo di tutela del territorio; siamo anche in contatto continuo con l'ufficio ambiente del Comune che si attiva regolarmente per il posizionamento dei ratbox», spiegano dal comando. Periodicamente si alzano in volo anche i droni per controllare lo stato dell'edificio con le conseguenti segnalazioni per il ripristino dei luoghi. Il problema però deve essere risolto e in Comune nessuno esclude che, a breve, possa essere emessa un'ordinanza di ripristino dei luoghi per motivi igienico-sanitari, previo sopralluogo dell'Usl, e di decoro urbano.

LA STORIA


Il palazzetto in questione fa parte di un complesso di piccole case realizzate a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento lungo il confine nord del giardino di Ca' Meraveia, palazzo demolito da tempo, che sorgeva di fronte al sagrato della chiesa di Sant'Agostino, noto per il giardino che arrivava fino alla riva del Cagnan Grande. Di fronte c'è forse uno dei palazzi più belli della pescheria, famoso per la sua grande facciata affrescata e in gran parte recuperata: si tratta di Casa Coghetto, affacciata sul Cagnan. Mentre i portici di vicolo Pescheria sono il corpo laterale del monastero camaldolese di San Parisio. Tutte assieme rappresentano il meglio che il centro storico può offrire quando si parla di architettura e storia.
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Il Gazzettino