Il Palasport ai Pili di Brugnaro fa esplodere la polemica

Il Palasport ai Pili di Brugnaro fa esplodere la polemica
MESTRE - Se devo partire tanto vale farlo col botto, deve aver pensato il sindaco Luigi Brugnaro prima di decidere come presentarsi al suo popolo fucsia per annunciare la...

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MESTRE - Se devo partire tanto vale farlo col botto, deve aver pensato il sindaco Luigi Brugnaro prima di decidere come presentarsi al suo popolo fucsia per annunciare la ricandidatura ufficiale al secondo mandato a Ca’ Farsetti. Non può essere un caso o una svista, infatti, se in mezzo al discorso, tra la meritocrazia e i giovani cui lasciare il testimone in futuro, l’altra sera ci ha infilato il palasport per la Reyer che, ha ribadito, vuole che sia costruito ai Pili, sulla sua terra, dal blind trust che lui stesso ha costituito per evitare le accuse di conflitto d’interessi e, in realtà, attirandosene molte più di prima.

 «Dobbiamo costruire il Palasport ai Pili, su terra mia edificabile, e con cubature inimmaginabili per i più - aveva detto l’altra sera all’ex negozio Vidotto Sport in via Poerio-Calle Legrenzi, nuova sede fucsia -. Non è possibile che, per colpa di certi personaggi col retropensiero negativo, la città debba rinunciare al suo palazzetto. Lo avrete, lo mettiamo nel prossimo mandato».
E com’era immaginabile ha dato la stura a una serie di prese di posizione. Dall’entusiasta Paolino D’Anna, capogruppo di Progetto Civico che ritiene la scelta giusta per due motivi: «Il nostro Comune e l’intera Città Metropolitana hanno la necessità di un Palasport capiente e polifunzionale. In secondo luogo è assolutamente ingiusto definire di natura speculativa tale istanza. Anzi, a mio parere Luigi Brugnaro va ringraziato. Ha investito molto nello sport, creando in questi anni una eccellenza come la Reyer, che ha bisogno di una casa nuova per poter ulteriormente salire ai vertici del basket europeo. Una struttura costruita con soldi privati, senza intaccare le finanze pubbliche».
All’entusiasmo senza se e senza ma risponde la capogruppo del Pd Monica Sambo che nota il cambiamento del sindaco «dal faccio tutto io al faccio tutto per me». E aggiunge che «Come era già evidente il blind trust non è (e non era) affatto cieco, è lo stesso Brugnaro, infatti, a dire che i terreni dei Pili sono suoi, e che ha “pilotato” il trust in tutti questi mesi dicendo cosa doveva o non doveva fare. Venezia ha bisogno di un Sindaco e di un programma elettorale non basato sugli interessi personali, che non preveda nello sviluppo della città solo “inimmaginabili cubature”, e che non si svegli al 12 novembre 2019 per capire cosa era il Mose».
Sulla stessa linea Ottavio Serena, consigliere del Gruppo Misto assieme a Renzo Scarpa, che rispolvera le sue interrogazioni e interpellanze sulla questione, nelle quali, tra l’altro, chiedeva al sindaco di approfondire in un’apposita commissione i contenuti del blind trust e in particolare di chiarire chi ricopra la figura del titolare effettivo di tale struttura: «Naturalmente non sono mai state discusse. Ma, con tutti i punti evidenziati, e come afferma anche Federbasket, c’è proprio bisogno di un palazzetto? E la questione delle bonifiche ambientali? A Venezia ci sono problemi molto più gravi e seri, e lui pensa a gestire “le mie terre”».

Per Davide Scano, consigliere dei 5 Stelle, l’uscita di Brugnaro è stata «una caduta di stile, non comprendo l’utilità della sua dichiarazione. Come punto importante del programma per il suo secondo mandato non mi sembra un granché, e rischia di essere un annuncio controproducente, a meno che non abbia in mano sondaggi sicuri che lo danno al 60% dei consensi che gli permetterebbe di dire pure che Gesù è morto di freddo e lo voterebbero lo stesso». Detto questo, però, Scano non smentisce di essere stato uno dei consiglieri che, creando scompiglio nell’opposizioone, aveva appoggiato l’idea di costruire un palasport ai Pili («non ho nulla in contrario») e torna ad accusare il centrosinistra di ipocrisia, «perché sono state le amministrazioni comunali precedenti a prevedere le cubature inimmaginabili di cui parla Brugnaro, e non solo ai Pili ma anche a San Giuliano a ridosso del parco e a Forte Marghera. Noi ci battemmo contro il Pat dove prevedeva queste cose ma non ci hanno ascoltato, e così è passato il barbatrucco del centrosinistra che avvantaggia Brugnaro perché ha acquistato i Pili regolarmente all’asta». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino