«Sesso troppo rumoroso? No, discriminate perché lesbiche»

Giulia Bellomia e Luana Strada
PADOVA - Fanno l’amore troppo rumorosamente e due ragazze finiscono vittime del bullismo omofobo da parte di decine di studenti. Protagoniste della vicenda Giulia Bellomia,...

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PADOVA - Fanno l’amore troppo rumorosamente e due ragazze finiscono vittime del bullismo omofobo da parte di decine di studenti. Protagoniste della vicenda Giulia Bellomia, 27enne romana che studia Psicologia, e la 21enne Luana Strada, originaria di Ostuni ed iscritta alla facoltà di Lingue. Entrambe vivono nella residenza universitaria dell’Esu Copernico di via Tiepolo. «Io no ho mai avuto problemi né in facoltà né negli studentati dove ho vissuto – racconta Bellomia – Quando, però, lo scorso ottobre ci siamo trasferite nella residenza Copernico, tutto è cambiato». «Ad un certo punto una ragazza ci ha bussato alla porta facendoci sapere che, quando facciamo l’amore, siamo troppo rumorose e la cosa dà fastidio a tantissime persone. Persone che avrebbero iniziato a riunirsi parlando male di noi» aggiunge. «Mi pare del tutto evidente che qui si sta criminalizzando l’atto sessuale fatto da due persone dello stesso sesso – aggiunge – Non credo che siamo l’unica coppia che nella residenza fa l’amore. I rumori di tutti i generisono la normalità in un contesto come questo. Solo con noi però se la sono presa».

 
«Con me si sono spinti anche oltre – aggiunge Strada – In un gruppo WhatsApp di cui faccio parte, mi sono state rivolte offese pesantissime. Mi hanno detto che ad avercela con noi sono oltre 100 persone, che faccio schifo e che al posto nostro si sarebbero sotterrati. Quando, poi, abbiamo deciso di rendere pubblica su Facebook questa vicenda, mi è arrivato un nuovo messaggio in cui chi scrive spiega che il suo intento era proprio quello di farci del male». Le due ragazze, però, non hanno alcuna intenzione di sporgere denuncia. «Non vogliamo criminalizzare nessuno – concludono – Il nostro obiettivo, però, è che queste realtà vengano a galla. Ci sono molti modi per reagire a queste situazioni. Il rischio è che qualcuno, magari più introverso di noi, possa anche buttarsi giù da una finestra». «Non possiamo far altro che condannare questo episodio - dice invece Daniela Mapelli, prorettore alla Didattica del Bo – A dire il vero, la cosa un po’mi stupisce. Nella mia esperienza, nel nostro Ateneo non si sono mai registrati episodi, anche minimi, che vanno in questa direzione. L’Ateneo è da sempre in prima linea su questo fronte. In tutti i casi, se le ragazze decideranno di denunciare l’accaduto, siamo pronti a verificare se questi episodi si sono verificati anche all’interno delle strutture gestite dall’università». «Si tratta di un fatto molto grave che condanniamo con forza – conclude l’assessore comunale ai servizi sociali Marta Nalin - In una città e in un Ateneo così sensibili ai diritti, atteggiamenti di questo tipo sono inaccettabili».

Alberto Rodighiero Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino