«Hai un nome straniero, non ti assumo anche se mi andresti bene»

La ditta che ha preferito non assumere il candidato, padovano ma di origini marocchine
PADOVA Aveva molte carte in regola per ambire a quel posto di lavoro. L'età giusta, le competenze professionali, una buona esperienza alle spalle e la vicinanza rispetto a casa....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PADOVA Aveva molte carte in regola per ambire a quel posto di lavoro. L'età giusta, le competenze professionali, una buona esperienza alle spalle e la vicinanza rispetto a casa. Anzi, era convinto di averle tutte. In realtà c'era un aspetto che gli è costato l'assunzione: la sua origine straniera. E così un trentenne padovano, di nazionalità italiana ma cresciuto in una famiglia di origine marocchina, ha visto sfumare il sogno di quel contratto. «È una vergogna, una vicenda becera e tristissima. Solo una persona bigotta può ragionare in un modo simile» sbotta il consulente per la selezione del personale che aveva proposto il lavoratore all'azienda. «Ma il nostro non è razzismo. Purtroppo operiamo in un settore dove molti si basano sulla prima apparenza, e uno straniero non sempre è visto allo stesso modo di un italiano» si difende l'imprenditore.




LA DENUNCIA A raccontare i fatti è Maurizio Boccuto, 40 anni, una laurea in psicologia e un lavoro in un'agenzia di Padova. Nella sua ricostruzione non nomina esplicitamente l'azienda, ma il nome della ditta viene presto a galla: è la Emporio del Cuscinetto di Padova, al confine con Ponte San Nicolò, attiva da oltre 30 anni nel settore delle forniture industriali di componentistica meccanica. Cercava un venditore per il proprio settore commerciale e si è rivolta al consulente padovano. «Avevo individuato una persona perfetta - spiega Boccuto -, in possesso delle caratteristiche indicate dall'azienda: residente in provincia, dotato di una cultura nel settore industriale, voglia di lavorare e facilità al contatto umano. Ho fatto pervenire all'azienda la relativa scheda ottenendo l'ok per un incontro conoscitivo». Il colloquio c'è stato, una settimana fa, ma venerdì Boccuto ha ricevuto via mail il riscontro dal presidente decidendo poi di renderlo pubblico: «La persona mi è piaciuta e forse potrebbe essere valida - si legge -. Ma secondo le valutazioni di un altro nostro consulente esterno, nel nostro settore potrebbe essere difficile inserire un ragazzo che ovviamente si percepisce non essere italiano, e con un nome difficile da pronunciare».
 


Il consulente sgrana gli occhi e scuote la testa: «Questa è una situazione aberrante e le motivazioni sono senza dubbio ignobili. La persona non è stata giudicata sulla base di caratteristiche o competenze, ma solo su fondamenti di stampo razzista». Boccuto allarga il concetto: «Tali situazioni accadono anche in aziende strutturate attive a livello internazionale. Più di qualcuno mi ha fatto presente che non assume stranieri. Ma queste sono solo barriere mentali». LA DIFESA «Sì, quella mail l'ho spedita io - conferma candidamente il presidente dell'azienda, Giuliano Corazza -. Il nostro ragionamento è basato sul settore in cui lavoriamo, un settore molto terra terra. Io devo fare l'interesse della mia azienda. Se il venditore entra dentro un'officina si trova di fronte lavoratori con le mani sporche di olio che hanno poco tempo e spesso si basano sulla prima impressione. Magari gli parlano pure in dialetto. Per quanto lui parli bene l'italiano, si percepisce subito che non è italiano è ciò può condizionare l'approccio». Ma rinunciando all'assunzione, non si rischia di favorire proprio questi preconcetti? «Noi siamo sicuramente aperti a qualunque nuova frontiera - risponde secco l'imprenditore -. È solo un problema del nostro settore. Lavorassi in un altro campo, sicuramente non avrei fatto un ragionamento del genere».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino