Guardie private sotto casa, i residenti: «Ora ci sentiamo più sicuri»

Una delle pattuglie di vigilanza privata in servizio l'altra sera
PADOVA -  Il piano sicurezza 2.0 da ieri notte ha coinvolto anche l’area attorno al piazzale dello scalo ferroviario. Il controllo del territorio da parte dei...

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PADOVA -  Il piano sicurezza 2.0 da ieri notte ha coinvolto anche l’area attorno al piazzale dello scalo ferroviario. Il controllo del territorio da parte dei vigilanti privati, nato da un’iniziativa del comitato di piazza De Gasperi, si è spinto anche lungo corso del Popolo, viale Codalunga e le vie Bixio e Cairoli.  «Adesso posso portare mio figlio a spasso con il passeggino senza paura» ha commentato Marco Trevisan, uno dei pochi italiani rimasti a vivere in una delle zone più degradate della città. E a non volere più spacciatori e piccoli criminali sotto casa, sono anche decine di famiglie dell’Arcella speranzose di potere accedere il prima possibile al servizio fornito dalle guardie giurate.

I CONTROLLI
I vigilanti della Securitalia passano al setaccio, dalle 10 alle 16, e dalle 19 alle 2 di notte, l’area compresa tra piazza De Gasperi e il piazzale della stazione ferroviaria. Quest’ultima zona è entrata nel piano sicurezza 2.0, creato dai residenti, dal primo febbraio. E a quanto pare i frutti già si vedono. «È bastato un solo giorno - ha dichiarato Marco Trevisan - per ripulire le nostre strade. È un servizio eccellente e che ora altri cittadini di altre zone della città vogliono. Ora posso uscire di casa con mio figlio senza temere nulla, posso andare a gettare la spazzatura senza paura. Finalmente sono e siamo tornati padroni del nostro territorio. Dove non è arrivato lo Stato, siamo arrivati noi». Uguale soddisfazione l’ha espressa Andrea Burroni, titolare dell’omonimo atelier di design di piazza De Gasperi, che del servizio ne usufruisce già da tre mesi. «La piazza è rinata - ha sottolineato - e stanno aprendo una serie di negozi, perchè adesso si sta bene. Siamo tornati a vivere. Stiamo organizzando una serie di eventi d’arte per rilanciare questi luoghi. È importante capire - ha terminato - che allontanare gli spacciatori non è razzismo. Anzi gli stranieri che lavorano in piazza De Gasperi, come il parrucchiere cinese e l’egiziano col market, vogliono lo stesso: vivere in serenità».
IL SERVIZIO
Venerdì sera i membri del comitato di piazza De Gasperi si sono riuniti e hanno approvato il nuovo orario di pattugliamento delle guardie giurate (dalle 10 alle 16 e dalle 19 alle 2) fino al 31 dicembre. Il costo del servizio per famiglia, i nuclei che hanno aderito sono 800 per oltre duemila persona, è di 10 euro al mese Iva inclusa. In sostanza 33 centesimi al giorno. I vigilanti durante il giorno controllano le strade a piedi, mentre di notte con una macchina.
FARO ACCESO
Quando le guardie giurate vedono gli spacciatori e i loro clienti, li illuminano con un faro. Spesso in pochi secondi si dileguano. Se restano allora viene chiamata in supporto una seconda auto di Securitalia. Se la situazione non migliora i vigilanti contattano la polizia o i carabinieri. Ma c’è molto di più. Ogni residente che ha aderito all’iniziativa è in possesso di un numero di telefono cellulare per qualsiasi emergenza. «Io ad esempio chiamo per farmi accompagnare fino a sotto casa» ha raccontato un’anziana residente. C’è poi chi chiede, tra gli abitanti degli undici palazzoni all’interno del piano sicurezza 2.0, di effettuare controlli vicino alla sua abitazione e nei garage sotterranei. Le guardie giurate, oltre agli spacciatori, allontano i nomadi e i senzatetto.
MINACCE

Ora, dopo tre mesi di attività, piazza De Gasperi è rinata, ma durante i primi giorni di pattugliamento quasi tutte le guardie giurate sono state minacciate dai piccoli criminali. Eppure non si sono arrese e l’iniziativa targata comitato piazza De Gasperi ha avuto successo. Il fenomeno si è allargato a macchia d’olio e dopo l’inserimento di decine di famiglie e commercianti residenti attorno allo scalo ferroviario, adesso vorrebbero unirsi un albergo e gli abitanti della prima Arcella. 
Marco Aldighieri
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Il Gazzettino