PADOVA - All'Euganeo è la domenica della solidarietà, quella dedicata alla popolazione veneziana colpita dall'alta marea, e dei giovani, con oltre...
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al Gos, facendo presente che il tutto rientrava nelle iniziative messe in campo a favore di Pellestrina. Fa sorridere, in tal senso, che si sia dovuta attivare un'analoga procedura per consentire a un tifoso di entrare allo stadio vestito da leone, sempre con riferimento al capoluogo veneto e con le sembianze di un personaggio che si potrebbe vedere a Gardaland.
Tornando al simbolo di San Marco, almeno sei campeggiavano in tribuna Fattori, introdotte abusivamente secondo quanto riportato dalla Questura con una nota che annuncia provvedimenti nei confronti dei responsabili. «Alla Questura si legge - tramite società è pervenuta una sola richiesta di introdurre la bandiera veneta. Non si tratta di bandiere ma di sei pezze senza asta che sono state attaccate sulla parete che separa la Fattori dal campo e proprio per questo motivo erano facilmente occultabili. Le videoregistrazioni individueranno coloro che sono riusciti ad eludere i controlli degli steward e comunque sono soggetti a sanzione amministrativa». Va rilevato che pure in tribuna ovest è stato visto qualcuno con addosso l'emblema regionale e non va dimenticato che sette giorni prima a Vicenza erano un centinaio le analoghe bandiere fatte sventolare dagli ultras per le quali la Questura berica non ha evidentemente posto divieti o restrizioni.
STRISCIONE INNOCUO
E la ferrea e rigorosa applicazione di queste direttive porta pure a conseguenze paradossali che ieri hanno visto come vittima la tifoseria organizzata. Al club Amissi, infatti, non è stato permesso di introdurre un innocuo striscione che, facendo riferimento alla prossima trasferta del Padova in terra umbra, conteneva la frase Nessun dubbio gli Amissi tutti a Gubbio. «Un provvedimento del genere ci è sembrato esagerato commenta Ilario Baldon che del sodalizio è l'ex presidente e bastava leggere il contenuto dello striscione per capire che è innocuo. Volevamo promuovere la prossima trasferta e celebrare chi l'ha organizzata, ma avendolo finito tardi, non c'era tempo per fare la comunicazione alla Questura». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino