PADOVA - Paura, non solo di sera, ma anche al pomeriggio. Accade a San Carlo, nel quartiere Arcella, dove ci sono zone impraticabili e altre, a poca distanza, più...
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L’ABBANDONO
A Sant’Osvaldo, invece, i residenti denunciano i problemi sull’omonima via dove, da anni, parte di uno stabile proprio di fronte alle scuole è abbandonato. «Il degrado è visibile, qualche giorno fa è caduto un pezzo di cornicione, ma fortunatamente in quel momento non passava nessuno - afferma un commerciante -. Sul muro ci sono i buchi dove gli spacciatori nascondono le dosi. Adesso le porte sono sbarrate ma fino a poco tempo fa il sito era ricettacolo di sbandati. Qui va un po’ meglio, ma di sera siamo terrorizzati: lo spaccio si è in parte spostato in via Crescini e via Barzizza a poche centinaia di metri. Strade che è meglio evitare perché c’è davvero da aver paura». I timori sono arrivati anche a Voltabarozzo che era considerato un quartiere tranquillo. I residenti hanno segnalato alla Questura uno stabile in costruzione in via Venier, luogo isolato ma dove, soprattutto la sera, c’è un via vai di individui. In centro persiste il problema del Pp1: qui lo spaccio viene segnalato a qualunque ora del giorno e i clienti, soprattutto al mattino, come sottolinea una residente, sono ragazzini. «Meglio girare al largo - commenta - anche se spacciatori e clienti sembrano fare le cose alla luce del sole senza timore di nessuno. La paura ce l’abbiamo noi che qui ci viviamo ed è difficile anche attraversare piazzetta Gasparotto». «Nonostante le iniziative che sono state fatte la scorsa estate - aggiunge una donna - nulla è cambiato. Sta per arrivare l’inverno, farà buio presto e abbiamo paura anche ad uscire dall’ufficio da sole. Nemmeno con la luce sbandati e spacciatori scompaiono». Altra zona critica sono gli argini del Piovego: lungo la ciclopedonale parallela a via Trieste, nonostante gli sgomberi dei giorni scorsi, sono di nuovo visibili bivacchi, rifiuti e spacciatori. «Faccio questa strada tutti i giorni in bici - racconta una studentessa - cerco di correre, ma non mi sento sicura. Quando passo, spesso, scattano gli “apprezzamenti” e ho paura». A percorrere l’argine in tranquillità sono però i tossicodipendenti che poi si inoltrano sotto il ponte di via Gozzi, dove si drogano al riparo da occhi indiscreti.
Luisa Morbiato
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Il Gazzettino