PADOVA/MIRANO - Gli sguardi di sfida, il pestaggio e la fuga. È durato tutto pochi minuti. Un ingegnere di trentaquattro anni residente in un comune del Miranese è...
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LA RICOSTRUZIONEI testimoni raccontano di aver visto l'ingegnere camminare lungo via Portello passando accanto agli ultimi locali ancora aperti. Cinque ragazzi provengono dal senso opposto, lo avvicinano e lo accerchiano. L'aggressione è fulminea: due gli mettono le mani addosso, provocandogli botte e ferite lievi in varie parti del corpo. Più di un testimone sente le urla «fascista, fascista!». La vittima si libera e scappa, anche i cinque aggressori si dileguano. Un passante chiama il 113: quando i poliziotti delle Volanti arrivano sul posto i protagonisti del pestaggio sono già spariti.
L'INDAGINELa vicenda è ora in mano agli uomini della Digos. La vittima non ha ancora presentato una formale denuncia, ma gli investigatori si sono già messi al lavoro per ricostruire l'esatta dinamica dell'aggressione e per comprendere le cause. Perché è stato preso di mira proprio quell'ingegnere? Dai primi elementi raccolti, non si tratta di un esponente legato al mondo della destra e non indossava capi che potessero in qualche modo ricondurlo ad una particolare area politica. Le indagini, però, sono appena iniziate, e l'ingegnere non è stato ancora sentito.
IL PRECEDENTEA Padova è il secondo episodio simile in meno di due mesi. La notte del 25 aprile cinque persone vicine ai centri sociali avevano pestato un ex consigliere comunale della lista Bitonci, Nicolò Calore, e un militante di Casapound, Alberto Bortoluzzi. Il centro sociale Pedro si schierò dalla parte degli aggressori ricordando che «i partigiani non si sono mai posti il problema di usare la violenza per combattere il nazifascismo».
Gabriele Pipia Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino