Permessi di soggiorno falsi: 422 stranieri irregolari vanno espulsi

Permessi di soggiorno falsi: 422 stranieri irregolari vanno espulsi
PADOVA -  La Procura ha trasmesso in Questura il nominativo di 422 stranieri in possesso di un permesso di soggiorno falso. Si tratta di cittadini cinesi, marocchini,...

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PADOVA -  La Procura ha trasmesso in Questura il nominativo di 422 stranieri in possesso di un permesso di soggiorno falso. Si tratta di cittadini cinesi, marocchini, tunisini, nigeriani e albanesi che devono essere trovati, identificati ed espulsi dall’Italia. Molti di loro si trovano in paesi dell’Unione europea. L’ultima lista aggiornata è stata spedita l’altro giorno, e riguarda 142 cittadini nigeriani. 

I FATTI
Il pubblico ministero Sergio Dini negli anni ha indagato e mandato alla sbarra numerosi italiani, tra cui anche poliziotti dell’Ufficio immigrazione della Questura, per avere procurato in cambio di denaro permessi di soggiorni falsi a centinaia di stranieri irregolari. E così ha trasmesso in Questura le liste con segnate le persone non in possesso di documenti validi per soggiornare in Italia e in Europea. In totale, nell’arco di un anno, gli stranieri irregolari sono 422. Adesso sarà compito della Questura individuarli, identificarli e provvedere alla loro espulsione. 
I PROCESSI

L’altro giorno sono stati condannati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina il parrucchiere nigeriano Michael Aideyan Edoimioya, di 58 anni, residente a Grisignano di Zocco (un anno e otto mesi), e il padovano di 62 anni Enrico Targa (un anno e mezzo). I due erano gli artefici di un business illegale da centinaia di migliaia di euro all’anno gestito vicino alla stazione ferroviaria. Era emerso che un clandestino poteva trovare procacciatori di facili assunzioni in grado di far ottenere il rilascio del permesso di soggiorno. In totale gli stranieri che hanno usufruito di questo “servizio”, sono stati 142 tutti di nazionalità nigeriana. C’è poi il filone dei processi legati allo scandalo dell’Ufficio immigrazione della Questura. La mente del sistema corrotto dei permessi di soggiorno ai cinesi ottenuti in cambio di mazzette, era l’ex sovrintendente capo della polizia Renzo Dalla Costa, 51 anni di Campo San Martino. In abbreviato, lo scorso aprile, è stato condannato a cinque anni e sei mesi. L’ex poliziotto detto “La Volpe”, insieme ai suoi complici, aveva escogitato un semplice meccanismo per intascare denaro: attraverso una decina di società procurava un lavoro e una residenza agli asiatici da regolarizzare. Appena il cinese godeva fittiziamente di un impiego e di una casa, Dalla Costa faceva emettere il permesso di soggiorno. E i cittadini asiatici in circolazione con in possesso un permesso di soggiorno valido, ma ottenuto illegalmente, sono sessanta. C’è poi l’avvocato Sara Soliman, ancora a processo, accusata anche lei di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che, secondo l’accusa, ha regolarizzato almeno 150 tra colf e badanti procurando loro un lavoro fittizio in cambio di soldi per ottenere il permesso di soggiorno. E infine a processo c’è anche l’imprenditore Umberto Antonio Tiranti di 77anni che, ancora per l’accusa, insieme a un paio di complici ha messo in piedi un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla truffa ai danni dell’Inps e al falso ideologico e documentale. In totale a beneficiare dei falsi permessi di soggiorno sarebbero stati 70 cittadini albanesi. 
Marco Aldighieri Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino