GALZIGNANO - Divieto assoluto di caccia. Ma non per alcuni temerari della doppietta, che a pochi giorni dall’inizio dell’attività venatoria, si aggirano...
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«Quattro cacciatori coi cani nel vigneto adiacente alla mia proprietà – racconta un operatore agricolo della zona di Teolo - hanno sparato a 50 metri da casa. La prossima volta chiamerò i carabinieri. Tre di loro sono scappati a gambe levate. Uno solo si è fermato a chiedere scusa». Ma non si è trattato del solo caso. Altri residenti raccontano di liti con i cacciatori sorpresi a sparare a qualche decina di metri dalle stalle, impaurendo gli animali. Le norme previste dalla legge regionale sulla caccia sono severissime per quanti fossero sorpresi ad usare il fucile in zone proibite. Ed arrivano persino alla sospensione della licenza ed al sequestro dell’arma. Ma a diventare oggetto di discussione è l’assenza di un codice di comportamento da parte degli appassionati. «Il lavoro compiuto dalle associazioni venatorie – obietta Riccardo Masin, sindaco di Galzignano e Presidente provinciale Federcaccia – è stato intenso, non solo nel rispetto delle norme di legge, ma anche in quelle di etica comportamentale. A gran parte degli appassionati, in vista dell’apertura della stagione venatoria, va ricordato non solo che non possono aggirarsi fra gli appezzamenti agricoli a coltura in corso e che non possono addentrarsi a meno di 50 metri dagli insediamenti, ma che le proprietà ed il lavoro dei campi vanno assolutamente rispettati». Peccato che le norme comportamentali, oltre che il rispetto dei vincoli imposti dal Parco, appartengano più alle sensibilità di chi le applica che ad un codice imposto nelle sue norme. «Non va dimenticato – obietta ancora Masin – che attraverso i fondi messi a disposizione della Regione – vengono ogni anno formate delle guardie volontarie per sorvegliare il rispetto delle norme e dei divieti. Anche quest’anno sono state immesse nuove unità negli organici. Non si possono, anche alla luce di queste forme di prevenzione, condannare pochi cacciatori indisciplinati con un’intera categoria di appassionati che si comportano correttamente». Se nei Colli i cinghiali restano l’unica specie destinata a finire del mirino di selecontrollori appositamente addestrati, non è detto che lepri, fagiani e beccacce non attirino l’attenzione di cacciatori poco sensibili ai rischi delle multe. Ma costretti comunque a vedersela con i proprietari dei fondi, decisamente ostili alle doppiette clandestine.
Lucio Piva Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino