Va in pensione Rosaria Ciullo, ha fatto nascere 120 mila padovani

Rosaria Ciullo con la giacca rossa
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PADOVA Ai giovani dico che la vita è importante, di non aspettare che sia tutto perfetto per avere un figlio. Non importa se non c’è la casa dei sogni o il contratto di lavoro è precario. Un figlio dà il coraggio e la forza di fare qualunque tipo di sacrificio». Con queste parole la dottoressa Rosaria Ciullo, caposala della Clinica ginecologica e ostetrica, saluta l’Azienda ospedaliera dopo 42 anni di lavoro. E’ andata in pensione l’ostetrica che ha assistito alla nascita di generazioni di bambini a Padova.

 

  «Se mi chiedessero quanti neonati ho preso tra le mani e quante mamme ho assistito – ammette la dottoressa Ciullo - non saprei dare un numero preciso. Ma è sicuramente alto. Ogni parto è un miracolo, fino all’ultimo giorno di lavoro non ho mai smesso di emozionarmi». In Azienda ospedaliera nascono circa 3 mila bambini all’anno, quasi nove al giorno. Significa che negli ultimi 40 anni in via Giustiniani sono nati oltre 120 mila bebè. Rosaria Ciullo, dopo aver ottenuto il diploma di ostetrica, inizia a lavorare in Clinica ostetrica a 23 anni. «Ho iniziato come ostetrica turnista – spiega – e poi nel 1987 sono diventata caposala. Ho sempre messo al primo posto la professione, ho amato il mio lavoro nel quotidiano. Penso di essere stata di sostegno a tante mamme e tanti bambini, la gravidanza e il parto sono momenti delicati che richiedono la vera umanizzazione delle cure. Ci vuole empatia e comprensione, anche nelle difficoltà». Coordinatore degli insegnamenti tecnico-pratici del Corso di laurea in Ostetricia dell’università di Padova, la dottoressa Ciullo ha insegnato “le arti del mestiere” a centinaia di aspiranti ostetriche. Negli anni la sensibilità al parto è cambiata, soprattutto tra i papà. «Sono sempre più numerosi i papà che decidono di assistere al parto e che riescono ad essere presenti a se stessi con serenità, infondendo sicurezza alla propria compagna – racconta la dottoressa Ciullo – . Quando ho iniziato non era così. In questi anni mi sono battuta per favorire la presenza dei papà durante la nascita, per partecipare attivamente nel momento del travaglio. Credo che sia un regalo, un giorno, poter dire al proprio figlio: io ero lì, ti ho visto nascere». I dati ad oggi rivelano una grande disparità a livello regionale (legata a fattori sociali e culturali): nelle regioni del Nord-Ovest la percentuale di papà che assistono al parto è dell’87,8%, nelle regioni del Nord-Est dell’83,9%, nel Centro del 68,9% e nelle regioni meridionali non supera il 31,1%. Da sempre la dottoressa Ciullo coordina le attività della sala parto, mettendo al centro i bisogni di tutte le donne. «Nell’ultimo decennio il numero di pazienti straniere è progressivamente aumentato – ammette –. La vera sfida è stata riuscire ad accogliere ognuna di loro, cercando di comprendere le esigenze e cultura d’origine. In altri Paesi, ad esempio, sono abituate a partorire in piedi o accovacciate. Abbiamo sempre cercato di assecondare i voleri delle mamme, garantendo prima di tutto la sicurezza».
Elisa Fais Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino