Mobilità alternativa, il Comune dice no ai monopattini elettrici

Mobilità alternativa, il Comune dice no ai monopattini elettrici
PADOVA - Belli questi monopattini elettrici, ma in città non si possano usare. Il Comune infatti ha deciso di non aderire alla sperimentazione concessa dal decreto...

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PADOVA - Belli questi monopattini elettrici, ma in città non si possano usare. Il Comune infatti ha deciso di non aderire alla sperimentazione concessa dal decreto legge del 4 giugno scorso che li ammette in determinate zone: per esempio quelle con il limite a 30 all’ora oppure nelle piste ciclabili. L’annuncio è dell’assessore alla Mobilità Arturo Lorenzoni: «Abbiano deciso di non aderire alla sperimentazione per evitare situazioni di pericolo perchè il Codice della strada non identifica questo veicolo». 

LA MULTA
Il fatto è che in città già sfrecciano dalla stazione al centro storico e sono stati coinvolti in due incidenti. Ebbene la Polizia locale ha dovuto informare i proprietari che per loro un veicolo di quel tipo deve avere a norma di Codice della strada un’assicurazione, una targa, un libretto di circolazione. La somma fa più di mille euro di multa (articoli 97 e 193 del codice della strada) tre volte il costo medio del mezzo. Dunque attenzione per i genitori che lo vogliono regalare ai figli o ai pendolari che lasciano l’auto lontano dal centro e lo scaricano dal bagagliaio, oppure a quelli che se lo portano dal treno. «Noi lo consideriamo pericoloso finché a livello nazionale non sarà normato» chiude Lorenzoni.
IL DECRETO
Da quando l’ex ministro Toninelli con il decreto “Sperimentazione della circolazione su strada per la micro mobilità elettrica” pubblicato in Gazzetta ufficiale n.162 il 12 luglio scorso ha concesso ai comuni la facoltà di sperimentarlo ma solo dopo aver adottato una delibera in Consiglio, le polemiche in tutt’Italia si sono fatte roventi. Non solo perché il Comune deve apporre una segnaletica particolare, e i proprietari devono dotarsi di segnali acustici, giubbotto o bretelle retrorifrangenti (anche se non possono andarci dopo il tramonto e prima dell’alba) ma sopratuttto per i problemi enormi che ne derivano per chi dovesse investire qualcuno con un mezzo senza assicurazione in un comune dove non è stata concessa la sperimentazione.
LE SPERIMENTAZIONI
Il mezzo infatti è diverso dalla bici a pedalata assistita che è normata perchè ha una propulsione coadiuvata mentre qui stiamo parlando di un mezzo che ha un acceleratore. Alcuni Comuni normando i tratti in cui si può usare hanno cercato di isolare il rischio: nel senso che almeno se uno viene beccato fuori da quel terreno, la paga. Altri hanno seguito il decreto laddove stabilisce che i monowheel e gli hoverboard (altre tipologie) sono ammessi solo nelle aree pedonali e a velocità inferiori ai 6 km/h. Mentre nelle aree pedonali possono circolare anche i segway ed i monopattini ma sempre entro i 6 km/h. Segway e monopattini sono ammessi anche su percorsi pedonali e ciclabili, piste ciclabili in sede propria e zone 30 e su strade con limite di velocità di 30 km/h, a velocità non superiore a 20 km/h. Tutti i mezzi devono essere dotati di regolatore di velocità configurabile in funzione dei limiti di velocità previsti. Fra l’altro il decreto ne consente l’uso solo a maggiorenni oppure, se minorenni, in possesso di patente AM.
LE RICHIESTE

Non è comunque il nostro caso, nel quale il mezzo senza la sperimentazione approvata rimane sequestrabile in quanto vietato o meglio “sconosciuto” dal Codice. Ma dal momento che alla centrale della Polizia locale arrivano continue richieste di informazioni, l’amministrazione ha messo un punto fermo. Certo non ingombra e non inquina. Ma crea problemi. Almeno per ora. E forse li creerà anche in futuro. Capita di vedere soprattutto in stazione che sia usato da molti magrebini dall’attegiamento equivoco. Potrebbe essere un nuovo metodo per consegne veloci di piccole dosi di droga.
Mauro Giacon Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino