PADOVA - Domenica 12 maggio, ora di pranzo. Maria Dal Moro telefona al figlio Fausto, che vive a Reggio Emilia e le dà sempre tanti pensieri. «Mandami una tua foto,...
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Signora Maria, che rapporto aveva con suo figlio?
«È sempre stato un rapporto complicato, non posso negarlo. Lui è cresciuto solo con me e infatti porta il mio cognome. Fino a 14 anni ha vissuto proprio qui, in questo appartamento. Ci sono ancora le fotografie di quando lui era bambino».
E poi, cos’era successo?
«Lui è sempre stato un bambino irrequieto e problematico. Ai tempi delle elementari e delle medie mi scappava e si faceva trascinare in cattive compagnie con ragazzini più grandi di lui. Non sapevo più che fare, l’avevo mandato a studiare all’istituto dei Padri Rogazionisti qui all’Arcella. Speravo che con l’educazione dei preti potesse cambiare e calmarsi, ma non è bastato. I problemi erano tanti e allora a 14 anni è andato in comunità a Reggio Emilia. Quando è uscito, si è fatto una vita lì».
Ha visto il video pubblicato su Facebook durante l’ultimo viaggio in autostrada?
«Certo, l’ho visto alla televisione. Ero stata avvisata dell’incidente domenica a mezzogiorno da un suo amico di Reggio Emilia, che mi aveva chiamato in lacrime. Poche ore dopo, quando ero ancora sotto shock, ero in cucina con la televisione abbassata. Non stavo nemmeno badando al telegiornale, ma ad un certo punto ho sentito la voce di mio figlio. L’ho riconosciuto subito, ho alzato il volume ed è stato uno strazio».
Cosa ne pensa di quel video?
«Bisogna ascoltare bene. È vero, all’inizio Fausto pare divertito. Ma poi dice all’amico di andare piano e lo invita a fermarsi all’Autogrill. Quell’altro, però, continuava a correre. Non era Fausto che guidava, questo bisogna dirlo. Mio figlio si è fatto trascinare da qualcun altro. È la storia della sua vita, è sempre stato così. Succedeva da bambino con i ragazzini più grandi all’Arcella ed è successo anche sabato notte».
I leoni da tastiera del web hanno riempito suo figlio di insulti, sostenendo che se l’è cercata.
«A chi offende Fausto e a chi dice che se l’è cercata io non vorrei nemmeno rispondere. In questa tragedia lui è solamente una vittima. La verità è che Fausto era una persona buona, ma era una persona fragile».
Lei e suo figlio vi vedevate poco?
«Purtroppo sì. Io sono stata da lui a Reggio solamente una volta, per il Natale di due anni fa. Lui ogni tanto veniva a Padova, l’ultima volta due mesi fa. Qui ormai non aveva più amici stretti, solamente i parenti. Sapevo che voleva stare a Reggio Emilia: aveva trovato un lavoro come parrucchiere e aveva una grande compagnia di amici».
Quando vi eravate sentiti l’ultima volta?
«Domenica 12 maggio, una settimana prima che morisse. Avevamo chiacchierato un po’, gli avevo chiesto come stava. Mi ero appena messa internet sul telefono, io che non l’ho mai avuto. Finalmente potevo usare WhatsApp e allora gli avevo chiesto di mandarmi una sua fotografia, visto che era da tempo che non lo vedevo. Avevo insistito, come se mi sentissi qualcosa. Lui me l’aveva spedita e poi mi aveva rimproverata dicendomi che tanto non ero capace di usare il telefono. E invece io ora sono qui a guardare e riguardare quella sua ultima fotografia e quei suoi ultimi messaggi».
Rimpiange di non aver avuto suo figlio più vicino, negli ultimi tempi?
«Ora sono distrutta dal dolore, non so come si possa reagire davanti ad una cosa del genere. Quindi sì, rimpiango tutto. Abbiamo deciso che Fausto riposerà qui a Padova, al Cimitero Maggiore. Almeno sarà vicino a me. La sua salma sarà sepolta vicino a quella della sua adorata nonna Donatella. Aveva un bel rapporto anche con il nonno, che lo portava sempre al patronato di San Carlo».
Gabriele Pipia
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Il Gazzettino