PADOVA - Nel 2006 è stato il primo a spostare gran parte dei clienti delle piazze fuori dal centro città. A Padova tutti lo chiamano il re dello spritz e lui,...
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La movida padovana gravita ancora attorno alle piazze?
«Certo, ma non solo. Una volta c'erano quasi solo le piazze, ora invece in questi ultimi anni l'offerta per i giovani si è notevolmente diversificata. Nella bella stagione ci siamo noi con i Navigli, c'è il Parco della Musica in via Venezia, ci sono le Staffe accanto all'ippodromo. Il numero di clienti dei locali in centro storico si è sicuramente alleggerito e molti eventi rumorosi sono stati decentrati».
Eppure è esplosa nuovamente la polemica. Da una parte i baristi, dall'altra il comitato dei residenti. Lei da che parte sta?
«Bisogna trovare un equilibrio tra le due componenti, come sta cercando di fare l'amministrazione comunale. Per me la chiusura a mezzanotte sarebbe un orario intelligente che consentirebbe il quieto vivere in centro storico, anche perché non scordiamo che poi all'alba arrivano gli ambulanti. Il problema per me è un altro: spesso è l'orario giornaliero a non essere sfruttato nel migliore dei modi. Non è che la cassa vada fatta per forza da mezzanotte alle due. Si potrebbe puntare ad aumentare ulteriormente gli incassi durante il giorno. Basta organizzarsi».
In che modo?
«Anzitutto pensando ad un'offerta migliore per i turisti. Faccio un esempio: in centro storico ci sono molti locali dove non c'è un barista che parla una lingua straniera. È normale che poi il turista tedesco venga a chiedere solamente un cappuccino o un espresso. Basterebbe essere in grado di spiegargli che dietro il bancone c'è anche una cantina dove potrebbe spendere cento euro per un'ottima bottiglia di vino. Questo è il vero problema, non l'orario notturno».
Cosa manca per risolverlo?
«Manca il minimo comun denominatore per mettere assieme le oltre novanta attività collocate tra le piazze e il Ghetto. Manca un comitato, equilibrato ma distaccato dalle associazioni di categoria in modo da non mettere etichette, che le metta tutte assieme e le faccia sentire parte di un progetto comune affrontando ogni tema: dalla sicurezza all'intrattenimento. Per costituirlo magari ci vorrebbe il Chicco Contin del 2006, ma ormai è invecchiato (ride, ndr).
Qual è il consiglio che il re dello spritz può dare oggi ai baristi del centro?
«Padova merita un'ulteriore salto di qualità, quello dei baristi che parlano le lingue straniere sembra una sciocchezza ma non lo è affatto. Qui è pieno di ragazzi universitari che conoscono bene l'inglese e non solo: approfittiamone. Vogliamo davvero rendere Padova una città sempre più europea e internazionale, facendo leva sulla candidatura all'Unesco grazie ai capolavori di Giotto? E allora facciamo il massimo sforzo per ottenere questo salto di qualità».
G.Pip. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino