PADOVA - Temeva di non essere creduta. Dopo la lettura della sentenza si è lasciata andare ad un pianto liberatorio abbracciando il fratello. La condanna...
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La donna ha ripercorso in tribunale un decennio di vessazioni ed umiliazioni per oltre un decennio. Avrebbe probabilmente continuato a vivere ancora nell’ansia e nella paura se i medici del pronto soccorso non l’avessero convinta a denunciare i soprusi del compagno. Era il 19 marzo dell’anno scorso. La donna era finita in ospedale dopo l’ennesimo pestaggio. Calci, pugni e sberle tali da provocarle una cervicalgia post traumatica e contusioni multiple, con una prognosi di otto giorni. È in quel momento che l’ex modella si era convinta a vuotare il sacco. Lo aveva fatto davanti ai carabinieri di Prato della Valle consegnando documentazione fotografica sulle ferite riportate in altre aggressioni e un cd rom con le registrazioni delle conversazioni telefoniche con il compagno, un coacervo di offese e minacce, condite da epiteti irriguardosi. I successivi accertamenti compiuti dagli uomini dell’Arma, sotto la direzione del pm Cristina Gava, avevano delineato un quadro ad alto rischio per la donna, tale da mettere a repentaglio la sua incolumità e quella della figlia più piccola. E.F. e la figlia avevano trovato assistenza e sostegno al Centro Antiviolenza di Padova.
La Procura era riuscita ad ottenere l’allontanamento dell’uomo dalla casa familiare in quartiere Crocifisso con il divieto assoluto di contattare l’ex compagna e la figlia più piccola e di bazzicare i luoghi da loro abitualmente frequentati. E.P. aveva però proseguito imperterrito nei tentativi di avvicinare la ex. E nonostante l’aggravio della misura i pedinamenti, spesso conditi da improperi e minacce, non si sono praticamente mai interrotti. La difesa ha insistito sulla scarsa credibilità della vittima puntando sul racconto della figlia più grande che ha totalmente scagionato il padre. La pubblica accusa non ha invece avuto dubbi sulle responsabilità dell’imputato: il pm Gava ha sollecitato tre anni di reclusione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino